I rimborsi ad alcuni Stati membri, i cosiddetti “rebates”, sono uno dei principali nodi su cui i leader Ue si stanno confrontando ormai da tre giorni a Bruxelles senza riuscire a trovare un accordo. C’è un’ampia maggioranza di Paesi che vogliono abolire i rebates, approfittando dell’uscita del Regno Unito dall’Unione europea. Si tratta di un meccanismo che fu introdotto in seguito alla battaglia condotta da Margaret Thatcher al grido di “I want my money back”, cioè “Voglio indietro i miei soldi”. Ora Olanda, Austria, Svezia e Danimarca, cioè i Paesi “frugali”, vogliono non solo mantenere i rimborsi ma anzi ampliare l’entità che viene data loro per compensare i loro versamenti alle casse del bilancio Ue. Stando alla proposta di Michel, il rebate dell’Olanda per il periodo 2021-2027 sarebbe pari ad una riduzione di 1,576 miliardi all’anno, quindi 11,03 miliardi in sette anni, del contributo nazionale al bilancio Ue. In questo modo sarebbe inferiore solo a quello della Germania e decisamente superiore a quello degli altri frugali.



OLANDA E I REBATES, MA “SOFFIA” A UE 10 MILIARDI L’ANNO

Ma l’Olanda vuole alzare la posta in palio, consapevole di poter mettere il bastone tra le ruote sul Recovery Fund. D’altra parte, se viene mantenuta la linea dura sul taglio delle risorse e sul potere di veto per bloccare i fondi, l’Italia e gli altri Paesi minacciano di mettere in discussione proprio i rimborsi-sconti. Peraltro, i Paesi a cui viene fatta la “morale” sono quelli che perdono più soldi a causa della tassazione olandese. Stando a quanto riportato dal Tax Justice Network in un report, e che è stato rilanciato dall’economista Philipp Heimberger su Twitter, la Francia ha perso oltre 2,7 miliardi di dollari di imposte sulle società a favore dei Paesi Bassi, l’Italia oltre 1,5 miliardi di dollari, così pure la Germania, mentre la Spagna ne ha persi quasi 1 miliardo a favore del paradiso fiscale olandese. Molte imprese statunitensi spostano ogni anno miliardi di profitti nel paradiso fiscale olandese (44 miliardi di dollari solo nel 2017), perché lì le aliquote dell’imposta sulle società sono inferiori al 5%. Per rendere ancor meglio l’idea: per ogni dollaro recuperato dall’Olanda l’Ue nel suo insieme ne perde quasi 4. I gravi effetti della “concorrenza fiscale” tra gli Stati membri sono stati messi a nudo proprio dalla pandemia di coronavirus. Anche le dubbie lezioni di moralità olandesi.



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