Lo psicoterapeuta Massimo Recalcati, ospite della puntata di In Onda trasmessa su La 7 sabato 13 novembre, ha parlato delle conseguenze che il Covid-19 ha avuto sulla mente umana: “È stata una fonte di angoscia depressiva, c’è poca fiducia nel futuro”, ha detto. L’esperto, in tal senso, ha sottolineato come sia indispensabile nutrire il desiderio dell’avvenire. “Il desiderio è quella potenza che incarnano soprattutto i giovani che non hanno paura del virus. È ciò che dà spessore al tempo e ci fa sperare che ritroveremmo il mondo che conoscevamo”. Il timore di molti, tuttavia, è che ciò che esisteva nel pre-pandemia – dagli abbracci agli assembramenti – non esisterà più.



La negatività della popolazione, in tal senso, ha subito un incremento a seguito della notizia che sarà necessario un ulteriore richiamo del vaccino. “La terza dose ha dato il colpo finale all’idea che ci fosse una fase uno della pandemia, ovvero quella della malattia, ed una fase due, ovvero quella della guarigione e della riapertura senza la presenza del virus”. Ne è sorto, dunque, un ulteriore disagio, che è la “manifestazione dell’angoscia della recidiva, ovvero del pensiero secondo cui ‘non è finita qui’”. La strada da fare è purtroppo ancora tanta. “È chiaro che, in maniera infantile, tutti vorremmo essere già fuori dall’emergenza, ma evidentemente ci vuole più pazienza”.



Recalcati: “Covid fonte di angoscia, c’è poca fiducia”. Il fenomeno dei No vax e No Green Pass

Massimo Recalcati, nel corso della puntata di In Onda, oltre a sottolineare come il Covid-19 sia una fonte di angoscia e come la popolazione abbia molta poca fiducia nei confronti del futuro, ha parlato del fenomeno dei No Vax No Green Pass, che hanno invaso le piazze di tutta Italia in queste settimane. “La cultura del populismo ha dominato negli ultimi decenni e porta con sé una vocazione profondamente anti-istituzionale. La scienza è istituzione e dunque è un suo bersaglio, così come le competenze in generale. L’idea balorda di queste persone è che contrappongono la vita e le istituzioni”, ha spiegato. Esse, in realtà, sono due facce della stessa medaglia. “La crisi poteva essere gestita in modo diverso e gli errori ci sono stati, ma ciò non deve compromettere la fiducia nelle istituzioni. Essa deve essere recuperata soprattutto nei confronti della scienza come ricerca, competenza e sapere che si impegna per il bene della comunità”.



Una concezione errata da parte di coloro che si oppongono ai saperi scientifici è anche quella relativa al concetto di libertà. “Ne esistono due rappresentazioni: da una parte quella affermata prima della pandemia, secondo cui la libertà è una proprietà dell’io e coincide con la possibilità di fare ciò che si vuole e dunque con l’arbitrio; dall’altra parte quella che è subentrata con l’avvento della pandemia, secondo cui la libertà non è una proprietà della volontà, bensì qualcosa che senza solidarietà e pensiero del vincolo è una pura impostura”. La minoranza scesa in piazza in queste settimane rivendica la prima visione, ovvero quella libertina e puberale. “Noi invece sappiamo che la salvezza sarà collettiva oppure non ci sarà”, ha concluso.