Dopo che solo 5 giorni fa è riesploso il “caso” nel Monastero di Bose, con il delegato del Vaticano (Padre Amedeo Cencini) che ha rilevato come Enzo Bianchi ancora non abbia lasciato Bose – nonostante il provvedimento dello scorso giugno sull’allontanamento del fondatore dalla sua “creatura” – oggi su Repubblica è lo psicanalista e scrittore Massimo Recalcati a prendere le difese di Padre Bianchi attaccando lo stesso soglio pontificio. «Era proprio necessario allontanare Enzo Bianchi e altri fratelli e una sorella dalla Comunità che ha fondato con un decreto vaticano inappellabile?», si chiede Recalcati dopo aver ricordato come Enzo Bianchi abbia fondato praticamente da solo il Monastero di Bose alla fine del 1965, incarnandone questa inizialmente «folle e solitaria comunità spirituale». Nel tempo è divenuto un vero e proprio Monastero “multireligioso” che ospita fratelli e sorelle di diverse confessioni cristiane, con la difficoltà sorta nel momento in cui si è cercato di trovare un “sostituto” al “priore” e fondatore: «Ogni fondatore vive il rischio di confondere la responsabilità del suo atto di fondazione con un diritto illimitato di proprietà sulla sua creatura», ammette Recalcati che però contesta il decreto del Vaticano, accusandolo di «sapore medioevale» invece che avvisare un lavoro di dialogo e riconciliazione con l’intera Bose.



RECALCATI ATTACCA IL VATICANO “BIANCHI HA DIRITTO DI STARE A BOSE”

Sempre secondo Recalcati – che titola il suo editoriale in maniera eclatante “Nessuno tocchi Enzo Bianchi” – l’effetto del decreto vaticano è senza appello: «smascherare Bose, mostrare che sotto sotto tutto è rivalità invidiosa, conflitto insanabile, impossibilità della fratellanza, assenza di Vangelo. Questo ha significato colpire al cuore non tanto il fondatore ma la sua creatura e un intero popolo che in essa credeva. Possibile che questo effetto non sia stato contemplato dagli estensori del Decreto?». In maniera sibillina però Recalcati pone l’accento sulla possibilità che possa invece essere stato proprio questo l’intento voluto dalla Santa Sede. Lo psicanalista attacca poi direttamente Padre Cencini sulla scelta di allontanare Bianchi anche in questi ultimi giorni: «egli non sa che fratello Enzo oggi è un uomo anziano, con problemi di salute e bisognoso di assistenza? Sfuggono al delegato vaticano, psicoterapeuta, la vulnerabilità e la fragilità di fratello Enzo? C’è davvero qualcosa di cristiano nel suo atteggiamento?». Secondo Recalcati, Enzo Bianchi ha il diritto di restare fino alla fine della sua esistenza nel posto che ha fondato, per di più in epoca di Covid come questa: «vuole spegnere per riportare tutti i fratelli e le sorelle ad una normalizzazione senza desiderio, alla negazione del carisma, alla neutralizzazione del fuoco del Vangelo. Padre Cencini obbedisce al Decreto vaticano mentre contraddice la legge del Vangelo e la fiducia che lo stesso papa Francesco gli ha assegnato», attacca ancora Recalcati non prima di lanciare pieno sostegno all’anziano priore piemontese «Quale pietas, non solo cristiana ma anche solamente laica, si rivela nell’imporre ad un anziano con gravi problemi di salute di abbandonare la sua casa e lasciare i luoghi che ama? Forse pensa lo psicologo Cencini che questo sia il solo modo per spegnere la forza del transfert e il carisma di Enzo Bianchi al fine di riportare la normalità a Bose? Ma il cristianesimo non è forse l’esperienza di un’eccedenza, di una “follia”, come diceva Paolo di Tarso, della eccedenza e della follia del desiderio?».

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