L’inflazione fa paura, così come lo spettro della recessione, che però può rappresentare un’occasione di guadagno. Lo evidenzia il Corriere della Sera, che ad esempio oggi consiglia di guardare all’Oriente e al potenziale delle azioni della Cina. Il quotidiano parla di una crescita cinese che sta accelerando col sostegno da un lato della componente industriale, dall’altro dei servizi. Il lockdown, che in primavera ha congelato l’attività in alcuni centri nevralgici del colosso asiatico, ora è passato e i numeri sono in ripresa. Inoltre, il Dragone vanta una politica monetaria e fiscale espansiva, a differenza delle manovre in corso in Occidente. A ciò si aggiunge la volontà delle autorità cinesi di allentare la stretta regolamentare che aveva mandato in tilt il mercato azionario lo scorso anno. Dunque, il quotidiano evidenzia tutti questi punti di forza che giustificherebbero la scelta di puntare sulle azioni della Cina.



Per Antonio Caravero, di Generali Insurance am, sono aspetti che «sembrano fare dall’azionario cinese una delle soluzioni ai problemi di costruzione del portafoglio per il 2022 e 2023». Infatti, nell’ultimo mese, l’indice Csi 300, rappresentativo delle Borse di Shanghai e Shenzhen, ha guadagnato 5 punti percentuali, mostrando un’extra performance di oltre 10 punti rispetto all’S&P 500 e di 15 punti sull’Euro Stoxx. Per Emilio Franco, amministratore delegato di Mediobanca sgr, «potrebbe essere il segnale dell’inizio di un’inversione di rotta. Noi stiamo aumentando il peso di questa componente azionaria nei portafogli».



NON SOLO AZIONI CINA: CORRIERE CONSIGLIA ANCHE DI PUNTARE SULL’ORO

Tra le idee di investimento analizzate dal Corriere della Sera con l’aiuto di alcuni esperti, oltre all’acquisto di azioni Cina, c’è anche l’oro, che ha registrato una perdita del 3%. Ma gli investitori della zona euro, che hanno investito senza copertura dal rischio cambio, hanno beneficiato di un forte apprezzamento della divisa americana, pari al 12% rispetto alla moneta unica. Le materie prime, infatti, sono denominate in dollari. L’oro, a prescindere dall’effetto valuta, potrebbe tornare utile anche alla luce della sua funzione di bene rifugio, infatti brilla nelle fasi di stress e quindi può farlo anche in fase di recessione. Lo si è visto anche nel primo trimestre, caratterizzato dallo scoppio della guerra in Ucraina. Quindi, durante la recessione l’oro tende a conservare il proprio valore. A penalizzarlo nel secondo trimestre la risalita dei tassi, ma lo scenario potrebbe cambiare. Il deterioramento della crescita scaturito dalla stretta monetaria dovrebbe stabilizzare i tassi, verso il basso, riducendo lo svantaggio competitivo dell’oro rispetto ad altre asset class più remunerative.

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