STOCCARDA – L’inflazione in Germania si mantiene su livelli elevati (8,7%) anche se, stando a un sondaggio IFO (Leibniz-Institut für Wirtschaftsforschung), un numero minore di aziende prevede di aumentare i prezzi nei prossimi tre mesi. Secondo Timo Wollmershäuser, responsabile IFO per le analisi sulla congiuntura e il forecast, “le aziende hanno già trasferito la maggior parte dell’aumento dei costi sui propri clienti, mentre allo stesso tempo la domanda sta diminuendo in quasi tutti i settori dell’economia. Ciò dovrebbe allentare la pressione inflazionistica nei prossimi mesi”.



Segnali positivi per l’economia tedesca arrivano anche dall’indicatore “IFO Business Climate”, salito a febbraio a 91 punti, rispetto ai 90,1 di gennaio. I dati fotografano una situazione in chiaroscuro: se la percezione delle imprese sulla situazione attuale denuncia un leggero peggioramento, le aspettative per i prossimi mesi sono invece meno pessimistiche. Il business sentiment nel turismo e nel settore alberghiero è notevolmente migliorato, mentre i dati sulle esportazioni sono stati rivisti al ribasso. Secondo l’economista IFO Klaus Wohlrabe, la recessione non potrà essere evitata, ma sarà lieve e di breve durata.



Tempi difficili per il colosso chimico Basf che, in vista della crisi energetica ed economica, già nel 2022 aveva annunciato un programma di austerità. La più grande azienda chimica del mondo ha reso noto un taglio di 2.600 posti di lavoro in tutto il mondo, di cui 700 nel sito tedesco di Ludwigshafen. Basf, che rappresenta il maggior consumatore di gas industriale in Germania (pari al fabbisogno di 1 milione di abitazioni private), ha sofferto a causa dell’aumento dei costi dell’energia e delle materie prime indotto dalla guerra russo-ucraina. I tagli dovrebbero consentire un risparmio di 500 milioni di euro all’anno a partire dal 2024.



Se la old economy non ride, anche la new economy si trova a fronteggiare sfide impegnative. Un recente Podcast di Handelsblatt ha dibattuto il tema del software per autoveicoli. Come noto, la digitalizzazione procede spedita in tutti i settori dell’economia: le automobili non fanno eccezioni e si stanno trasformando in smartphone su 4 ruote. I colossi high-tech Usa (Tesla, Google) sono in vantaggio, grazie alla maggiore dimestichezza con il software rispetto ai concorrenti europei, che hanno invece una vocazione più orientata alla parte hardware. Ma l’industria tedesca non sta certo a guardare.

Durante il recente Mobile World Congress di Barcellona, Volkswagen ha presentato il proprio App Store, aperto anche al mondo Android, che è leader di mercato con una quota del 70-80%. Mercedes intende integrare Google Maps e Youtube nel proprio sistema operativo: le mappe di Google sono infatti più precise, più aggiornate, e più affidabili grazie ai dati sul traffico in tempo reale. Volkswagen si affida ancora Tom Tom, grazie a un accordo siglato dall’ex CEO Herbert Diess.

Anche nel campo della guida autonoma, la strategia dei costruttori tedeschi non può prescindere dal know-how delle aziende della Silicon Valley. Bmw coopera con Mobileye, azienda israeliana acquistata da Intel; Mercedes con Nvidia, azienda leader nel mercato delle Gpu (graphic cards), tecnologia chiave anche per le applicazioni di machine learning; Volkswagen ha una partnership con Bosch e Qualcomm. La penetrazione dei colossi Usa nella parte più pregiata della catena del valore del settore automotive rischia di erodere i margini dei costruttori europei, che nel breve periodo non sembrano però disporre di alternative percorribili.

In ambito non economico, segnaliamo l’eco a Nord delle Alpi dell’incidente di domenica 26 febbraio al largo della costa calabrese, in cui hanno perso la vita oltre 60 persone. Il tragico episodio dimostra ancora una volta quanto sia pericoloso il Mar Mediterraneo per i migranti. Secondo informazioni fornite dalla rivista ARD Monitor, il lavoro delle navi di soccorso tedesche potrebbe subire pesanti limitazioni: il ministro federale dei Trasporti Volker Wissing (Fdp) starebbe pianificando di inasprire l’ordinanza sulla sicurezza delle navi.

Secondo il progetto di legge, le navi con “attività politiche (…) e umanitarie o scopi immateriali comparabili” non dovrebbero più appartenere al settore del tempo libero. Le conseguenze si tradurrebbero in un aumento dei costi dovuti ad adeguamenti tecnologici, diverse condizioni assicurative e altri requisiti di varia natura. Le navi più piccole, che possono essere impiegate in modo più rapido e flessibile, sarebbero particolarmente colpite dai nuovi provvedimenti legislativi.

Le organizzazioni di soccorso tedesche sono indignate. Secondo Axel Steier di “Mission Lifeline”, “il regolamento significa che la nostra nave sarà messa fuori servizio. Per le persone in difficoltà, ciò significa che hanno una nave in meno che potrebbe salvarle. Ciò potrebbe comportare un aumento del numero dei morti”. I piani costituirebbero peraltro una violazione dell’accordo di Governo della coalizione semaforica, secondo cui “il salvataggio civile in mare non deve essere ostacolato”. D’altra parte, secondo il ministero dei Trasporti, “il progetto non mira a ostacolare i soccorsi privati ​​in mare nel Mediterraneo”, ma a “garantire il loro lavoro”.

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