Il destino della recessione europea dipende dalle aziende farmaceutiche Usa. Lo spiega il Wall Street Journal, analizzando anche le ragioni, che ci portano in Irlanda. Una delle ragioni principali della revisione delle stime dell’ufficio statistico dell’Ue sull’economia della zona euro è il calo del Pil irlandese, dovuto a sua volta ad un forte calo della produzione farmaceutica nel mese di marzo. Poi Eurostat ha modificato di nuovo le sue stime, eliminando il segnale di recessione. Anche in questo caso l’Irlanda ha giocato un ruolo importante, sempre per la produzione farmaceutica. Perché l’Irlanda ha un impatto importante sulle sorti economiche dell’eurozona? Ciò è dovuto alla rapida crescita della sua economia dal 2014 e al contributo insolitamente elevato dei profitti delle aziende farmaceutiche Usa. L’economia irlandese è aiutata in gran parte dai giganti americani del settore digitale e farmaceutico, inoltre è decollata quando il resto d’Europa registrava una crescita molto lenta.



Pur rappresentando solo il 2% della produzione economica dell’eurozona nel 2014, l’Irlanda ha contribuito a quasi un quinto della crescita totale dell’area. La sua quota di PIL è ora del 4%. L’Irlanda ospita le sedi europee, e talvolta internazionali, di alcune delle più grandi aziende del mondo. Tra queste, i giganti americani del digitale e le maggiori aziende farmaceutiche Usa. Queste aziende si sono stabilite in Irlanda in parte perché la sua aliquota d’imposta sulle società (12,5%) è tra le più basse del mondo industrializzato. Infatti, queste società si sono organizzate per convogliare in Irlanda gran parte dei loro profitti derivanti dalla proprietà intellettuale, in particolare dai brevetti.



LO SPETTRO DELLA RECESSIONE E IL CASO IRLANDA

Come evidenziato dal Wall Street Journal, anche se gran parte della produzione non avviene in Irlanda, viene comunque conteggiata nei dati del Pil irlandese. Ad esempio, le aziende farmaceutiche ricorrono regolarmente ad accordi di subappalto, commissionando a fabbriche in Cina e in altri Paesi la produzione dei loro farmaci. Ma in base alle convenzioni statistiche internazionali, la produzione viene registrata nel Paese in cui risiede il brevetto, quindi in questo caso in Irlanda. Questo complica il lavoro di chi deve elaborare delle previsioni, perché è estremamente difficile prevedere la produzione dell’eurozona quando un paese membro registra un crollo del 39,3% della produzione manifatturiera a marzo, seguito da un aumento del 18,5% ad aprile e del 5,3% a maggio.



Pertanto, in teoria, un improvviso arresto della crescita irlandese potrebbe avere importanti implicazioni per la capacità dell’eurozona di sfuggire alla recessione nei prossimi trimestri. Ma avrà anche un impatto sugli sforzi della Banca centrale europea (Bce) per determinare quanto sia effettivamente debole l’economia della regione e quindi le pressioni inflazionistiche. Ma la Bce sembra ben attrezzata, perché il suo capo economista, Philip Lane, in passato è stato direttore della Banca Centrale d’Irlanda, quindi conosce bene la questione.