Il 15 ottobre si avvicina e il Governo prova ad accelerare sulla composizione del Recovery Plan italiano visto che già altri Paesi (Francia e Germania su tutti) hanno già presentato il piano nazionale di riforme: la bozza delle linee guida per il Recovery Fund verrà discussa domani a Palazzo Chigi alla presenza del Premier Giuseppe Conte e del Ministro degli Affari Europei Enzo Amendola, guida della cabina di regia sul Recovery Plan Italia. La riunione del Ciae (Comitato Interministeriale per gli Affari Europei) presenterà 32 pagine, 28 slide e 6 missioni principali per definire le «Linee guida per la definizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza»: su questa traccia si snoderanno i progetti che l’Italia intende presentare in campo europeo per ottenere il via libera al prestito/fondo perduto dei 209 miliardi di euro complessivi del Next Generation Eu, già stanziati per il nostro Paese. Da calendario stabilito dalla Commissione Europea, tutti i Paesi sono chiamati a presentare il Recovery Plan tra gennaio e aprile 2020, ma presentandolo il 15 ottobre renderà possibile discutere prima del piano di riforme ed eventualmente ottenere un “anticipo” da utilizzare già entro fine 2020.
LA BOZZA DEL RECOVERY PLAN: LE 6 MISSIONI
Le sei missioni inserite nella bozza – a quanto apprende l’Ansa da fonti di governo – riguardano: digitalizzazione e innovazione; transizione ecologica; salute; infrastrutture nel segno della sostenibilità; istruzione e ricerca; inclusione sociale e territoriale. In primo luogo, la digitalizzazione e innovazione sarà la prima “missione” messa a tema dal Governo Conte in fase preliminare: «le Linee guida prevedono l’informatizzazione della pubblica amministrazione; il completamento della rete nazionale in fibra ottica e interventi per lo sviluppo delle reti 5G». Come secondo punto, la rivoluzione verde e la transizione ecologica: secondo le anticipazioni di Ansa e Repubblica, gli obiettivi sono la «decarbonizzazione dei trasporti, il miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici pubblici; la gestione integrata del ciclo delle acque; gli investimenti in economia circolare». Terso punto, le infrastrutture: completamento dei corridoi TEN-T – di cui fa parte la Tav Torino-Lione – ma anche sviluppo delle reti autostradali con ponti e viadotti, investimenti su mobilità urbana sostenibile. Quarta missione, ricerca e istruzione nella formazione: «digitalizzazione dell’istruzione, lotta all’abbandono scolastico, politiche mirate ad aumentare i laureati. Cablaggio in fibra ottica delle università». Il penultimo punto messo in programma dal Governo e dal Ciae riguarda l’equità sociale e territoriale: Family Act, occupazione giovanile e formazione per le donne i punti fondanti. Infine, non meno importante, il comparto sanità travolto dalla pandemia Covid-19: «Più posti in terapia intensiva; cure e l’assistenza a domicilio per superare le attuali carenze del sistema delle Rsa».
FOCUS SULLA RIFORMA IRPEF
Tra i tanti progetti pervenuti al Ministro Amendola nei primi mesi di programmazione sul Recovery Plan italiano, un punto cardine è rappresentato dalla riforma del fisco: «riduzione strutturale del cuneo fiscale sul lavoro, tramite riforma Irpef in chiave progressiva», si legge nella bozza delle Linee guida del Governo. Per ottemperare a questo punto chiave nel Recovery Fund, i tecnici stanno pensando ad una legge delega entro fine 2020 e i decreti attuativi entro il 2021; mancano al momento ancora tutti i dettagli specifici delle proposte, ma si affollano le “ipotesi”. Si parla di revisione dei sussidi, semplificazione fiscale, il contrasto all’evasione e l’implementazione delle banche dati, politiche di supporto e la centrale riforma del mercato del lavoro. Come ha ricordato il Presidente di Banca d’Italia Ignazio Visco valutando quello che è sorto dagli iniziali “7 punti del Recovery Fund del Premier Conte” (annunciati il 27 maggio scorso, ndr) le linee guida sono «ambiziose sul fronte macroeconomico» ma devono ancora trovare specifiche coperture e iter processuali: «Raddoppiare il tasso di crescita dell’economia italiana portandolo dallo 0,8 nell’ultimo decennio alla media europea dell’1,6 per cento», si legge ancora nella bozza iniziale, «conseguire un aumento del tasso di occupazione di 10 punti percentuali passando dall’attuale 63 per cento al 73,2 della media europea».