Lo aveva già fatto intendere più volte negli corsi giorni ma dopo questa intervista alla Welt Valdis Dombrovkis è assai più netto di quanto Paolo Gentiloni e Ursula Von der Leyen non lo siano già stati nel presentare il Recovery Fund: «Gli Stati membri che vogliono le risorse dal fondo dovranno presentare dei piani, nei quali dovranno far capire con quali riforme intendano incentivare la crescita e rafforzare le loro economie contro le crisi». Così il vicepresidente della Commissione Europea spiega nell’intervista al quotidiano tedesco chiarisce i “paletti” attorno all’adesione del nuovo “Next Generation Eu” ancora tutto da definire nel prossimo Consiglio Ue: «Se non ci sono le riforme, ovviamente non ci saranno neppure i soldi. Questa è una conseguenza logica e così avviene in molti programmi europei», chiarisce Dombrovkis di fatto accogliendo le richieste dei Paesi “frugali” (Danimarca, Austria, Svezia e Olanda) davanti ai 750 miliardi di euro che l’Europa stanzierà nei prossimi mesi per gli Stati membri più in difficoltà con la crisi coronavirus.



I PALETTI DI DOMBROVSKIS

«Le risorse verranno versate soltanto quando determinati obiettivi di riforma saranno raggiunti o saranno definite delle fasi di investimento. Complessivamente le soglie burocratiche per il fondo non saranno molto alte, ma dobbiamo comunque assicurarci che i piani dei governi effettivamente avviino le riforme necessarie», chiarisce il vicepresidente della Commissione Ue spegnendo qualche entusiasmo visto negli scorsi giorni in Italia e in Spagna. Il piano di riforme Ue “impostato” dalla linea Von der Leyen vede al primo posto economia verde, maggiore investimento nel digitale e obiettivi centrali del Green Deal europeo: l’Italia e tutti coloro che vorranno chiedere i fondi del Recovery Plan non potranno non proporre piani “credibili” alla Commissione, pena il non stanziamento degli aiuti economici.

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