Ci siamo preoccupati delle condizionalità del Mes, quindi della questione della sorveglianza sui conti, ma abbiamo sottovalutato i rischi del Recovery Fund. A gettare dubbi sulla solidarietà europea è La Verità, che fa riferimento alla Corte dei Conti dell’Ue (Eca), la quale ha provato a capire se abbia funzionato lo strumento della sorveglianza post-programma (Pps) a cui sono soggetti Grecia, Irlanda, Spagna, Portogallo e Cipro (i quali hanno ricevuto a vario titolo assistenza finanziaria dopo la crisi del 2008) per valutare se «possa essere uno strumento di monitoraggio idoneo per il fondo per il Recovery fund attualmente in fase di discussione». Alex Brenninkmeijer, membro della Corte dei Conti europea e responsabile dell’audit, ritiene che sia importante capire «se i pilastri dell’architettura economica e finanziaria dell’Ue sono solidi ed efficaci». E quindi è cominciato l’esame sul Pps per capire se la Commissione abbia adottato, ove necessario, le misure adeguate affinché i Paesi aiutati mantengano una posizione finanziaria solida e se abbia fornito garanzie ai creditori riguardo la capacità di rimborso. In tal caso, la sorveglianza post-programma (Pps) potrebbe essere impiegata per il Recovery Fund.



RECOVERY FUND, MES E IL NODO DELLA SORVEGLIANZA

Quali rischi si celano dietro la sorveglianza post-programma (Pps)? In primis, può portare da un regime di sorveglianza rafforzata ad un programma di aggiustamento macroeconomico. In che modo? Una volta terminata l’erogazione dei fondi, contestuale al soddisfacimento di tutte le condizioni poste dal programma, comincia infatti la Pps che termina quando almeno il 75% del debito è rimborsato. Lo prevede l’articolo 14 del Regolamento 472/2013 che non sarebbe applicabile nel caso del Mes per spese sanitarie, almeno nelle intenzioni, se non fosse che la Corte dei Conti Ue ritiene che sia un pilastro dei meccanismi di assistenza finanziaria europei. Ma torniamo alla Commissione, che ha un ruolo chiave nella sorveglianza: valuta bilancio, situazione economica e riferisce all’Europarlamento, può chiedere informazioni supplementari, stress test o analisi sulla capacità di resistenza del settore finanziario, oltre ad una revisione contabile indipendente dei conti pubblici. Questo è proprio il sistema di allerta usato per il Mes.



Di conseguenza, se la Commissione ritiene che la stabilità finanziaria del Paese sorvegliato o dell’eurozona sia a rischio, può proporre raccomandazioni e misure correttive che possono arrivare ad un programma di aggiustamento macroeconomico. E questo vuol dire che, se non per il Mes, si può finire sottoprogramma col Recovery Fund. Da qui il timore che gli “aiuti” europei siano invece solo un modo per commissariare definitivamente l’Italia.

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