Benché come già sottolineato la tranche del Recovery Fund sia minima, solo 24 miliardi, per guadagnarsela L’Italia deve dimostrare di aver fatto bene i compiti. E così gli ispettori sono pronti ad entrare nel belpaese per valutare come sono stati spesi i soldi ricevuti fino a questo momento. Tuttavia, lo spettro della guerra in Ucraina si abbatte anche sulle stime di crescita previste per il 2022. Non è bastata la crisi economica della pandemia, che l’Italia, come tutti gli altri paesi del continente, si son trovati a fronteggiare anche le ripercussioni della guerra in Ucraina che, se non ci fossero state le sanzioni, si sarebbero inevitabilmente limitate all’incremento dei prezzi sulle materie prime.
Ma gli effetti delle sanzioni applicate alla Russia, non ultima quella definita “nucleare”, che concerne cioè il taglio della Russia dal sistema di pagamento SWIFT, ha finito per dare il colpo di grazia. E così gli effetti si sono avuti a catena: dall’incremento dei prezzi del grano, al conseguente incremento dei prezzi della carne che oggi costa oltre il 50% (laddove si riesca a reperirlo). Si trazione devastante che ha finito per abbattere sempre più progressivamente le proiezioni di crescita del PIL: in un primo momento ci si attendeva per l’Italia una crescita del 6,2%. Poi la crescita è stata rivalutata: “non oltre il 4%” secondo gli economisti. Le ultime analisi sono state impietose: “se si supererà il 3,8 saremo fortunati” sono i commenti all’ultimo documento presentato da Banca d’Italia.
Adesso il percorso stabilito dall’Italia che, per il Recovery Fund europeo, mediante il Piano Nazionale Resistenza e Resilianza (PNRR) è riuscita a garantirsi la fetta più grande, circa 191,5 miliardi elargiti in prestiti e sovvenzioni, ed è il momento di mostrare di essere flessibili agli sgambetti economico-finanziari causati dalla guerra in Ucraina. Ma non è semplice.
Recovery Fund, Italia sotto esame Ue: può saltare la seconda tranche?
Infatti per la cessione delle varie tranches, l’Italia ha dovuto offrire garanzie: si tratta di completare un percorso a tappe con 45 obiettivi prefissati. Di questi solo sette sono stati portati a termine e altri dieci stanno per essere completati. Buone intenzioni anche per ultimare altri 8 step, o almeno ci si sta lavorando. Ma la cessione del PIL del belpaese è sotto gli occhi degli analisti di tutti i paesi e la domanda è: la cessione della seconda tranche potrebbe saltare per giugno prossimo?
In realtà da Bruxelles era stato già prevista una flessibilità in caso di misure straordinarie: tra questi elementi da riconsiderare c’è l’adeguamento all’inflazione ma si tratta di un escamotage che gli economisti stessi che hanno lavorato al piano, ritengono non sia sufficiente. Per questo al Ministero dell’Economia e delle Finanze, si corre con gli obiettivi programmatici, mentre l’Italia e l’economia reale riceve misure di welfare che la nuova crisi generata dal conflitto ucraino rischia di far sembrare assolutamente insufficienti.