Il presidente del Consiglio si era autoinvestito dei poteri di negoziazione in Europa ed è tornato con una clamorosa sconfitta già visibile ma misurabile in modo tangibile tra qualche tempo non troppo futuro.

Purtroppo la gestione della nazione, ma anche della sua capitale, è stata affidata a due avvocati prestati alla politica che si sono improvvidamente legati alla scelta europeista, anteponendola agli interessi del nostro Paese, richiamando alla memoria un personaggio letterario che è poco più di una comparsa nel romanzo de “I promessi sposi”, al quale era affibbiato il soprannome di Azzeccagarbugli: nonostante il partito di appartenenza avesse “fatto cappotto” in tutti i Municipi di Roma, il vertice della Capitale non ha saputo (o voluto, per qualche forma di “tacita e gratificante riconoscenza”) anteporre la soluzione economica offerta su un piatto d’argento da suoi simpatizzanti nel lontano 2016, preferendo sottostare ai diktat dell’austerità.



Ben presto la città si è fregiata di segnaletica verticale di limitazioni della velocità a 30 chilometri orari anche sulle strade consolari a sei e più corsie, accontentando e regalando grandi soddisfazioni alle compagnie assicurative che avevano sviluppato i contratti di responsabilità civile auto accompagnati da scatole nere. Nel frattempo le strade si erano trasformate in una gigantesca groviera (e la situazione è peggiorata poiché nonostante le sonanti promesse di rendere l’asfalto totalmente rivoluzionariamente drenante grazie a materiali di nuova generazione e di schierare esercito e altri militari di vario ordine e grado per “tappare le buche” divenute ormai voragini, nulla è stato mai messo in pratica – è di un paio di giorni fa la notizia che una buca in particolare di un quartiere del quadrante sud di Roma ha compiuto 6 anni … è pronta per la scuola d’infanzia e di questo passo diverrà maggiorenne). Soltanto recentemente è stato avviato il recupero, dopo numerosi incidenti e l’avvicinarsi dello scontro elettorale; ma è una donna, tutto le viene perdonato.



Stessi nefasti risultati per chi insiste nel rimanere arbitrariamente nella carica di capo dell’esecutivo (in questo caso non si tratta di una donna, tuttavia il supporto gli è arrivato dai mass-media e dagli organismi pubblici che danzano al ritmo della “pizzica” della propaganda mai sopita della risalita del numero di contagi – di provenienza estera), di un personaggio che dopo aver condannato (illecitamente e illegittimamente, dato che i Dpcm sono atti amministrativi senza forza di legge) agli arresti domiciliari i suoi connazionali, senza processo e senza possibilità di difesa, ha prorogato lo stato di emergenza e di paura indotta (al momento fino al 15 ottobre p.v.) quando Paesi, come ad esempio la Bielorussia e la Svezia, hanno salvaguardato le proprie economie non soggiacendo alla pandemia e lasciando tutti in libertà (la Bielorussia ha recentemente denunciato pubblicamente la Banca Mondiale per tentata corruzione: offerta di fiumi di denaro per “fare come è stato fatto in Italia”).



Questo personaggio e i suoi inventano e millantano, avallati anche dai partiti d’opposizione che si prestano così a essere mere “casse di risonanza”, l’esistenza di denaro (e di solidarietà) di provenienza europea, una parte dato a fondo perduto e un’altra parte in prestito. Nessuno accenna al fatto che il Recovery fund non è altro che un’emissione in comune di un prestito obbligazionario (da collocare sui mercati, quindi ricorso alla speculazione) da parte dei Paesi dell’Unione europea che sperano di collocarli a un tasso di interesse contenuto, mentre il negoziatore, infischiandosene dell’art. 11 della Costituzione italiana, ha stabilito di sostituirsi ai Paesi che hanno deciso di ridurre i propri contributi alla gestione del baraccone europeo (ben tre sedi parlamentari in Belgio, Francia e Lussemburgo) aggiungendo al costo della raccolta unitaria uno spread mascherato a carico dell’Italia di oltre 250 punti per almeno un settennio a condizione che i 209 miliardi si ricevano per intero il primo gennaio 2021: ogni rinvio o riduzione di importo determina un innalzamento pauroso dello spread occulto. Poi bisognerà cominciare a restituire i contributi a fondo perduto e i prestiti, aumentando ulteriormente le somme da versare al bilancio europeo per pagare i contributi a fondo perduto inglobandovi gli interessi e per restituire i prestiti contratti, pagando a parte gli interessi.

Per intanto assistiamo alle asserzioni di un ente, l’Agenzia Italiana del Turismo, che assicura che a Ferragosto l’Italia turistica ha il tutto esaurito provocando l’arrabbiata smentita del Presidente di Federalberghi, secondo il quale “siamo in crisi nera e i dati dell’Enit dell’altro giorno sono un film… Va bene dare segnali di ottimismo ma fino a un certo punto. Gli operatori del turismo del resto d’Italia stanno vedendo un film molto diverso, non bisogna travisare la realtà, non fa bene al settore”, quando lo stesso ente aveva già scritto che l’apporto al Pil del settore per quest’anno si sarebbe ridotto dal 5,7 al 3,2 per cento.

Anche le grandi città non ripartono e, cosa più grave, l’assenza del turismo estero incide negativamente sulla bilancia dei pagamenti. Prorogare lo stato di emergenza senza averlo almeno motivato con l’unica spiegazione accettabile di voler assicurare al massimo la sicurezza degli stranieri nel soggiornare in Italia ha abbattuto un’ulteriore mannaia: è stata calcolata da parte della Confesercenti una perdita di 34 milioni di presenze dall’estero in dette città e di 7 miliardi di euro di spese turistiche complessive.

Secondo uno studio della Cgia di Mestre, c’è il rischio che quattro ogni dieci piccole imprese non possano continuare a lavorare se non si attua una moratoria dell’esosità fiscale che impone di pagare le imposte sulla base del fatturato dell’anno precedente. Anche le prime stime dell’Istat sono allarmanti perché prevedono che per ritornare al Pil del 2019 occorrerà attendere non meno di un anno e mezzo e il calo non ha mai avuto precedenti, atteso che la riduzione sullo stesso periodo dell’anno precedente è del 17,3 per cento; nonostante il blocco dei licenziamenti, a giugno c’è stato un calo degli occupati di 46mila unità, mentre un’ulteriore proroga è stata imposta ai 2,4 milioni di contratti a termine e in apprendistato per un periodo pari alla durata della sospensione dal servizio che il lavoratore può aver avuto come conseguenza dell’emergenza sanitaria. Ancora Whirlpool ha confermato la chiusura dello stabilimento di Napoli al 31 ottobre e altre aziende come Victoria’s Secret, Nike, Starbucks, si preparano alla chiusura e/o al licenziamento dei dipendenti. Insomma, un bollettino di guerra.

(1- continua)