È scontro in Ue sul Recovery Fund, il veto di Ungheria e Polonia blocca l’invio della proposta al Parlamento europeo ma attenzione alle parole di Viktor Orban. Intervenuto ai microfoni di Kossuth Radio, il premier ungherese si è scagliato contro George Soros, reo di aver dato indicazioni a Bruxelles su come aggirare il veto dei due paesi sovranisti: «All’interno dell’Unione Europea non è la prima volta che le discussioni sui budget arrivano agli estremi, ci sono molte soluzioni possibili: si tratta di volontà politica». Sembrerebbe un’apertura, dunque, dopo ore di polemiche e scontri a distanza. Per il momento però Next Generation ue (750 mld) e Bilancio Ue 2021-2027 (1.074 mld) restano ancorati ai noi di Ungheria e Polonia, con la cancelliera Angela Merkel alla ricerca di un’intesa: «Continuiamo a esplorare tutte le soluzioni, lavoreremo duro». «Serve un accordo in fretta», il monito della presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen.



RECOVERY FUND, SCONTRO IN UE. E L’ITALIA É IN RITARDO…

Il veto di Ungheria e Polonia sul Recovery Fund è legato alle condizionalità sullo Stato di diritto ma una svolta potrebbe arrivare al prossimo vertice, in programma il 10 dicembre 2020. In tal caso, spiega Repubblica, potrebbero iniziare le ratifiche nazionali che prenderebbero 2-3 mesi e il Recovery partirebbe tra febbraio e marzo. In caso di fumata nera, invece, i tempi sarebbero più incerti. La richiesta dei due leader sovranisti è di riaprire il meccanismo sulla rule of law, proposta che trova il secco no del Parlamento europeo e degli altri governi. Attenzione inoltre ai ritardi dell’Italia nella presentazione del piano nazionale necessario ad accedere ai 209 miliardi del Recovery Fund. Il premier Conte parla di fake news, esattamente come il ministro agli Affari europei, Enzo Amendola. Così, invece, il ministro del Tesoro Roberto Gualtieri: «Entro la fine di novembre invieremo una nuova bozza del piano al Parlamento».

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