Una proposta da 750 miliardi totali e una ricerca di compromesso anche con i cosiddetti “Paesi frugali”: è questa, in sintesi, la dimensione del piano che quest’oggi Charles Michel, presidente del Consiglio Europeo, ha presentato in vista del prossimo e decisivo vertice del 17 e 18 luglio, nel corso del quale si cercherà di trovare un accordo sul cosiddetto Recovery Fund per fronteggiare la crisi economica nell’Eurozona dovuta alla pandemia da Covid-19. In sostanza l’idea è che la Commissione UE prenderà a prestito almeno fino a 750 miliardi (questa la base minima negoziale di Michel, di cui 500 saranno utilizzabili per le spese) ai prezzi del 2018 e con la raccolta di fondi attraverso l’emissione di obbligazioni che avrà come deadline il 2026. Ma andiamo a vedere in concreto quali sono le misure contenute nella proposta di Michel che prevede inoltre un piccolo taglio al bilancio comunitario 2021-2026 e che dovrebbe dare, almeno in teoria, maggior voce in capitolo ai singolo Stati Membri che peraltro, e ciò varrà soprattutto per quelli che soffrono di un indebitamento già importante, non dovrebbero essere ulteriormente sovraccaricati per il futuro da questo punto di vista.



RECOVERY FUND, MICHEL CONFERMA PROPOSTA DA 750 MLD: I DETTAGLI

Insomma, premettendo che “di fronte a una crisi senza precedenti” l’UE deve dare un segnale forte a livello internazionale, Michel ha spiegato che il Quadro Finanziario Pluriennale (MFF) dell’Unione per i sei anni di cui sopra ammonterà a 1.074 miliardi di euro, leggermente inferiore alla cifra di cui si era parlato lo scorso febbraio (1.110 mld) per quella che, leggendo il documento ufficiale e le slides diffuse a mezzo stampa, pare essere una proposta di mediazione: c’è da convincere, come accennato, i quattro Paesi frugali (Olanda, Austria, Danimarca e Svezia) e anche gli ultimi dubbi della Germania e per fare questo è stato garantito loro che manterranno dei vantaggiosi sconti sui contributi al bilancio che verseranno, vale a dire quel meccanismo di correzione che sono i “rebates”. Rimane intatta invece la quota di 750 miliardi di cui si era parlato (250 prestiti e 500 a fondo perduto) mentre uno degli aspetti centrali è la Recovery and Resilience Facility che avrà un budget di 560 miliardi (di cui 310 miliardi di trasferimenti a fondo perduto): a tal proposito, stando alla proposta, i piani nazionali di ripresa e resilienza che i Paesi presenteranno per accedere ai fondi non seguiranno le vecchie logiche ma saranno valutati dalla Commissione entro due mesi affinché siano coerenti con le specifiche raccomandazioni formulate per ciascuno Stato.

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