Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia, non si fida del Recovery Fund e dei suoi effetti per il Made in Italy. Intervistato per La Verità, il quotidiano diretto da Maurizio Belpietro, Scordamaglia ha parlato di una proposta di Recovery fund illustrata al 50% perché si è parlato solo del lato sovvenzioni e prestiti e non della seconda gamba. Scordamaglia, infatti,ha spiegato: “Serve massima attenzione alle modalità con cui la Commissione dovrà recuperare le risorse prese in prestito sui mercati. Prima di chiudere un contratto, bisogna definire i dettagli perché è in questi che si possono nascondere le penalizzazioni. In pratica, prima di prendere i soldi bisogna capire se in termini diretti e indiretti alla fine dei 7 anni ci costeranno più del beneficio immediato: la liquidità. Bisognerà capire in che modo l’Europa dovrà recuperare questi finanziamenti”.
LUIGI SCORDAMAGLIA: “RECOVERY FUND? RISCHIO TASSE SU MADE IN ITALY”
Ma se è vero che il diavolo si annida nei dettagli, Scordamaglia spiega:”Si ventila l’ipotesi di creare qualcosa di più preoccupante per condizionare i comportamenti dei cittadini. Mi riferisco alla Sugar tax e anche all’idea di tassare altri alimenti. La Commissione europea ha appena presentato una strategia che contiene elementi di possibile penalizzazione dell’agroalimentare italiano. Preoccupa, infatti, che la Commissione possa avere mano libera per introdurre tasse sull’alimentazione avvantaggiando modelli diversissimi dal nostro o sulle emissioni di CO2 che potrebbero penalizzare pure l’agricoltura”. In particolare, dice Scordamaglia, potrebbero esserci sorprese negative anche sulla politica agricola comune: “Secondo Filiera Italia, bisogna essere certi che dei 348 miliardi che costituirebbero la nuova voce per la posta Pac l’Italia alla fine non scopra di essere penalizzata più di altri Paesi. Usciamo da una emergenza che ha evidenziato l’importanza di aumentare l’autosufficienza agroalimentare europea, guai a immaginare tasse o tagli che invece di sostenerla potrebbero metterla in discussione. Prima di firmare definiamo ogni dettaglio presente e futuro gli aiuti in arrivo. Chiudere un accordo che può portare tasse sui nostri alimenti e sui prodotti made in Italy o penalizzare la Pac sarebbe inaccettabile”.