Il Recovery Fund aiuterà gli Stati dell’Unione Europea più colpiti dalla crisi dovuta al Coronavirus; la vicepresidente della Commissione Ue Margrethe Vestager si dice sicura di questo e mette dei paletti alle asimmetrie create dagli aiuti di Stato.
Questi i concetti principali espressi da Vestager in un’intervista che la donna politica danese, la quale all’interno della Commissione Europea ha la delega alla concorrenza, ha concesso al Foglio: “Se penso a qualcosa che avrei fatto in modo diverso, direi affrontare sin dall’inizio il Coronavirus tutti insieme invece che ciascuno per sé”, fa autocritica Vestager ricordando il periodo in cui l’Italia (prima nazione UE a dover fare i conti con il Coronavirus) fu lasciata troppo sola, come ammesso anche dalla presidente Ursula Von der Leyen.
Vestager dunque riconosce un grave errore commesso in quella fase da parte della Unione Europea: “Se avessimo iniziato ad aiutarci reciprocamente anche nei primissimi giorni, sarebbe stato comunque doloroso e difficile, ma non doloroso e difficile come oggi”.
VESTAGER: RECOVERY FUND GRANDE AIUTO PER L’EUROPA
L’autocritica sugli errori passati è importante, ma ancora di più lo è pensare a un futuro nel quale l’Unione Europea è attesa da sfide decisive per il proprio futuro. Di conseguenza, proprio guardando al futuro, ecco che Margrethe Vestager riconosce che “è un passo molto grande quello che hanno fatto Francia e Germania” anche se “ora servono altri 25 Paesi per avere un accordo”.
Sappiamo che vi sono ancora resistenze da parte dei Paesi più “rigoristi” dell’Europa del Nord, fra i quali proprio la Danimarca. Vestager crede che il Recovery fund potrà essere un’arma molto importante per il rilancio dell’economia europea: per la vice-presidente della Commissione UE, infatti, esso servirà a dare “nei prossimi anni molto piu’ sostegno agli Stati membri che sono stati duramente colpiti dalla crisi del Coronavirus”.
Vestager mette però anche qualche paletto: ad esempio, nei panni di commissario alla concorrenza, precisa con chiarezza che “non può esserci un’impresa aiutata dallo Stato che poi va a fare shopping di altre imprese che non sono state aiutate da uno Stato”.