Recovery Fund ottenuto grazie ai meriti dell’ex Premier Giuseppe Conte? Ecco, non proprio. La narrazione lanciata nei mesi caldi dell’emergenza Covid-19 – quando l’Europa provava a trovare uno strumento comune per uscire dalla tremenda crisi economica in cui era crollata – vedeva il portavoce del Presidente del Consiglio italiano, Rocco Casalino, intento a stilare resoconti (le famose “fonti anonime di Governo”) quasi eroici sul punto tenuto da Conte nei negoziati europei.



Ebbene, nella biografia su Angela Merkel scritta dalla corrispondente di “Repubblica” a Berlino, Tonia Mastrobuoni, vengono inseriti non pochi retroscena su come andarono realmente quei negoziati. Ne anticipa qualche passaggio oggi su “La Stampa” Iacopo Iacoboni, rilevando la distanza piuttosto netta tra la narrazione contiana e quanto invece trapelato da fonti diplomatiche di Berlino e Parigi: verso la fine di marzo del 2020 in Italia si raccontava della parziale concessione fatta dalla Germania sui coronabond come «grande merito dell’avvocato del Popolo italiano», mentre in realtà la Cancelliera Angela Merkel era «irritata per l’insistenza di Conte su un unico strumento d’intervento, i coronabond, che in Germania suscitano solo diffidenza e ostilità».



IL RETROSCENA SUL RECOVERY ‘NON CONTIANO’

La Germania stava invece lavorando al pacchetto poi meglio conosciuto come Next Generation Eu ma l’insistenza dell’Italia di Conte sullo strumento unico degli eurobond – assai poco digerito dall’opinione pubblica tedesca – avrebbe portato non poche irritazioni al Bundestag. «È Parigi – non Roma – che avvia l’offensiva per convincere Merkel ad aprire i cordoni della borsa e a sottoscrivere un programma di rilancio europeo», è quanto una fonte diplomatica racconta a Mastrobuoni in quei giorni fittissimi di negoziato europeo. Il merito di Conte sarebbe invece stato, questo sì realmente avvenuto, lasciar perdere gli astii passati del M5s con il Presidente Macron, accettando di giocare di sponda per spingere la Germania ad aprire i cordoni della borsa verso un futuro di “debito condiviso”. «Merkel sta preparando, al contrario, un bazooka più articolato. Più ricco, e nello stesso tempo digeribile per l’opinione pubblica conservatrice tedesca», rileva ancora la biografia della Cancelliera, in pieno contrasto dalla retorica di quei mesi in cui Conte andava ribadendo, «se non riusciremo a dare una risposta rapida e congiunta alla crisi, davvero metteremo a repentaglio il fondamento stesso dell’Unione». Insomma, i meriti per la nascita del NGEU andrebbero assegnati molto più a Merkel, in secondo luogo a Macron e solo in terza-quarta fila alle mire dell’ex Premier italiano. O almeno così viene ricostruito dai diversi retroscena dell’ultima, gustosa, biografia politica.

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