I sindacati chiedono un tavolo permanente al Governo sul Recovery Plan. Le parti sociali vogliono essere coinvolte nella fase di predisposizione e implementazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, ma anche nella definizione della governance. Queste le richieste al premier Giuseppe Conte nell’incontro che si è tenuto in videoconferenza. Palazzo Chigi ha fatto sapere, come riportato da Italpress, che si tratta del primo di una serie di incontri sul Recovery Plan con parti sociali, categorie produttive e Regioni. Maurizio Landini, segretario generale Cgil, ha spiegato che dal Governo c’è un accordo per «un confronto serrato sui contenuti del piano e delle diverse missioni». Annamaria Furlan, segretaria generale Cisl, ha aggiunto di aver chiesto approfondimenti sulle singole questioni e chiarezza su chi gestisce i progetti e come avviene l’attuazione degli investimenti. Invece Pierpaolo Bombardieri, segretario generale Uil, ha spiegato che si punta alla definizione di un cronoprogramma degli impegni di spesa.



Nelle ultime ore sono emerse anche le dichiarazioni del premier Giuseppe Conte. «Abbiamo una versione aggiornata, migliorata, del Piano», ha detto ai sindacati. Per il presidente del Consiglio questo Piano può trasformare davvero l’Italia, perché «serve a fare un salto di qualità alla nostra capacità produttiva e occupazionale, a realizzare una svolta risolutiva per la modernizzazione del Paese». Ai sindacati ha esposto anche la crescita prevista del Pil, che dovrebbe tradursi in 3 punti percentuali. Ma Conte ha precisato: «A noi non interessa solo il Pil. A noi interessa, direi ancor più, che il Piano avrà un impatto positivo anche su tutti gli indicatori di benessere e di sviluppo sostenibile, grazie agli investimenti attivati direttamente e indirettamente, e alle innovazioni tecnologiche introdotte».



È intervenuto anche Roberto Gualtieri, ministro dell’Economia, il quale ha spiegato che «è stata potenziata la dimensione al sostegno alle politiche attive del lavoro con 4 miliardi». Inoltre, sono previste operazioni su infrastrutture e mobilità sostenibile, con investimenti massicci ad esempio sulle infrastrutture ferroviarie e porti. Inoltre, è stato potenziato molto il capitolo dedicato a istruzione e ricerca e quello delle infrastrutture sociali, dagli asili nido alle infrastrutture per il lavoro di cura. Su alcuni di questi aspetti si è espressa anche Paola De Micheli, ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti. Ai sindacati ha spiegato che l’obiettivo è di abbattere le diseguaglianze. «Vogliamo dare le stesse opportunità a tutti gli italiani, superando le disuguaglianze tra nord e sud, tra aree interne e zone costiere. Ecco perché il Recovery si concentra sulle aeree di maggiori debolezza, anche all’interno delle città grazie al piano di Rinascita urbana». (agg. di Silvana Palazzo)



RECOVERY PLAN, CONTE INCONTRA SINDACATI

Stamane il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, nel pieno dei giorni “turbinosi” per una crisi di Governo tutt’altro che conclusa dopo aver ottenuto la fiducia in Parlamento, ha incontrato i sindacati nel primo di una serie di tavoli nei prossimi giorni sul Recovery Plan: dopo aver inviato la bozza all’Unione Europea e dopo aver approvato in Consiglio dei Ministri il piano da 210 miliardi, l’esecutivo ha incontrato in videocollegamento i segretari generali Maurizio Landini (Cgil), Annamaria Furlan (Cisl) e Pierpaolo Bombardieri (Uil), insieme ai ministri dell’Economia (Gualtieri), dello Sviluppo (Patuanelli), dei Trasporti (De Micheli), del Lavoro (B) e del Sud (Provenzano).

Secondo le prime voci che filtrano da Palazzo Chigi all’Adnkronos, Conte avrebbe annunciato di aver cambiato profondamente il Recovery Plan dopo la prima bozza (che ha di fatto “aperto” la lunga fase di crisi con Italia Viva): «il ‘piano nazionale di ripresa e resilienza’ che il governo ha messo a punto per utilizzare le risorse del Recovery fund e del Next generation Eu è migliorato».

IL PIANO DI CONTE

Nel confronto con le parti sociali, il Premier Conte ribadisce le migliorie apportate con gli altri partiti della maggioranza «Questo Piano deve servirci a liberare il potenziale di crescita dell’economia, a dare impulso alla produttività e all’occupazione. E lo dobbiamo fare aumentando la capacità del nostro Paese di affrontare queste sfide e le trasformazioni in atto che riguardano anche le modalità organizzative del mondo del lavoro, rafforzando al contempo anche la coesione sociale». Stando al piano messo in campo dal Presidente del Consiglio, vi dovrà essere una crescita importante del Pil ma anche degli indici di benessere: «Contiamo di avere un impatto positivo per una crescita di almeno 3 punti in più nel 2026 rispetto a quella ordinaria». Davanti alle polemiche sollevate dai sindacati sui tempi ancora molto lunghi di questo Recovery Plan, Conte si è difeso «c’è stata anche una vicenda interna alle forze di maggioranza, una modalità di confronto che ci ha rallentato. Ma bisogna sempre guardare il lato buono: in ogni caso pur in una dialettica vivace abbiamo dovuto rallentare i tempi ma abbiamo anche trovato il modo per un confronto effettivo che ha dato la possibilità alle forze di maggioranza di offrire indicazioni preziose, e arrivare ad una versione aggiornata, migliore».

LE PROPOSTE DEI SINDACATI AL GOVERNO

Di contro, i segretari di Cgil, Cisl e Uil hanno ribadito al Governo la necessità impellente di prorogare il blocco dei licenziamenti anche dopo il 31 marzo, così come l’estensione della Cig anti-Covid. Secondo il leader della Uil Bombardieri «ci aspetteremo di capire se il Governo ha intenzione, così come dice la Commissione Europea, di utilizzare lo strumento del dialogo sociale, ossia attuare il metodo del confronto con le parti sociali, con le organizzazioni sindacali, le associazioni datoriali, con chi ha voglia e disponibilità di impegnarsi per determinare una scelta diversa del futuro in un momento così drammatico». Sul fronte lavoro, i tre sindacalisti ribadiscono sul lavoro la necessità di intervenire sulle politiche attive: «siamo tutti d’accordo che mettere in difficoltà il lavoro attraverso la riduzione dei salari e dei diritti è un tema ormai superato? E quindi lavoriamo tutti insieme per occupare e per creare lavoro stabile? E se sì, come interveniamo? Quali sono le politiche attive e come creiamo un collegamento fra i lavori del domani e la formazione e la riqualificazione di oggi?», si chiedeva Pierpaolo Bombardieri su Facebook prima di entrare in collegamento con il Capo del Governo.