Se ieri la maggioranza si è ricompattata in occasione della votazione sulla risoluzione sulla riforma del Mes, resta ancora alta la tensione tra Italia Viva e il Premier Conte sul Recovery plan. Ancora non è chiaro quando si terrà il Consiglio dei ministri chiamato a dare il via libera al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e se lo stesso subirà cambiamenti importanti, soprattutto sul lato della governance. Per Mario Baldassarri, ex viceministro all’Economia e Presidente del Centro studi EconomiaReale, sono però evidenti «due problemi diversi e sovrapposti».
Quali?
Il primo è relativo al fatto che il Pnrr, per quel che ne sappiamo dalle bozze dei giorni scorsi, è al momento veramente ridicolo, perché ci sono solo assegnazioni di mega-cifre a dei “titoli”, non c’è alcun vero progetto. Si continua a far finta di non sapere che le risorse del Recovery fund, sia a prestito che a fondo perduto, sono erogate a progetti, non a titoli di capitoli. Dire, per esempio, che vengono stanziati 74,3 miliardi per la green economy vuol dire tutto e niente, concretamente non significa quindi nulla.
E il secondo problema?
Riguarda la governance, perché sembra proprio che ci sia dimenticati che la cabina di regia per gestire gli investimenti pubblici in Italia esiste da 53 anni, si chiama Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe), è stato istituito con la legge del 27 febbraio 1967, vi partecipano i titolari dei dicasteri più importanti e, laddove siano interessati dai progetti, le regioni e gli enti locali. Inoltre, il Cipe è presieduto dal presidente del Consiglio. Tra i suoi compiti c’è quello di deliberare progetti e relativi finanziamenti a livello nazionale, comunitario e internazionale. Che senso ha, quindi, andare a proporre la nascita di una mega-struttura che di fatto esautora il Cipe e diversi ministri? Se si ritiene che il Cipe non funzioni, lo si cambi, con una legge, non lo si esautori con una conferenza stampa o con la nomina di esperti e manager.
La struttura immaginata dal Governo dovrebbe compiere un lavoro importante di selezione dei progetti. Il Premier ha detto che ce ne sono 60 in dirittura di arrivo e che verranno fatti confluire in 17 cluster…
Vorrei ricordare che nel 1982, proprio per selezionare i progetti di investimento, venne creato il Fondo per gli investimenti e l’occupazione (Fio), con una struttura per compiere un’analisi tecnica, economica, finanziaria, anche dal punto di vista dei costi-benefici, per selezionare i progetti.
Insomma, sta dicendo che le strutture che servono ci sono già, e non si capisce perché bisogna crearne di nuove…
No, purtroppo il perché si capisce: diventa più facile nominare gli amici degli amici ed esautorare le istituzioni.
Siamo allora di fronte una manovra di moltiplicazione e spartizione delle poltrone come dice sostanzialmente Renzi.
In questo caso Renzi ha perfettamente ragione. Ed è chiaro che offrendo l’ingresso nella nuova fantomatica cabina di regia voluta da Conte a un ministro di Italia Viva non si risolverebbe il problema.
Una buona parte delle risorse del Recovery fund verranno utilizzate per finanziare non nuovi progetti, bensì piani già esistenti, risparmiando così sugli interessi che altrimenti si dovrebbero pagare emettendo nuovo debito. Cosa ne pensa?
Guardi, che siano progetti vecchi o nuovi il punto vero è che per essere finanziati devono essere approvati in sede europea. E il Governo è fermo ancora ai titoli, a differenza di quanto fatto da Germania, Francia e Spagna, che hanno già dettagliato i progetti che vorrebbero realizzare con le risorse del Recovery fund. Per fare un esempio, bisognerebbe dire se si vuol fare la linea ferroviaria ad alta velocità Bologna-Lecce, piuttosto che l’autostrada Livorno-Civitavecchia, e sottoporre il progetto all’Europa, che di certo non dà il via a erogazioni per generici interventi sulla green economy o l’innovazione tecnologica.
Rischiamo quindi di arrivare tardi…
Tardi e male. Più tardi sia presentano i progetti, più tardi verranno approvati, più tardi riceveremo i fondi. Senza dimenticare che quest’ultimi arrivano a stato avanzamento lavori. Se quindi un progetto viene approvato, mettiamo per una linea ferroviaria ad alta velocità, le risorse arriveranno man mano che i lotti vengono realizzati.
Il Governo ha però già inserito nella Legge di bilancio parte delle risorse del Recovery fund.
Sono stati conteggiati 15 miliardi di anticipo. Può darsi che arrivino a giugno. Attenzione però: queste risorse non verranno date a scatola chiusa, ma solo una volta che i progetti saranno approvati.
Al di là dei contrasti nella maggioranza, quindi, la situazione è tutt’altro che rosea.
Questo è il frutto del Governo Conte Casalino che lavora molto sulla comunicazione. Quanto questa comunicazione corrisponda al vero o sia fake lo possono giudicare gli italiani. In questi giorni stiamo sentendo parlare di queste mega-cifre del Recovery fund quando, nonostante gli oltre 100 miliardi di extradeficit varati quest’anno, c’è ancora chi non ha ricevuto tutta la Cig e le imprese e le Partite Iva hanno avuto indennizzi ridicoli da presa in giro. Il Governo non può limitarsi a fare il comunicatore, ma deve prendere decisioni, specie sui progetti da sottoporre all’Europa.
(Lorenzo Torrisi)