Quando ancora il Governo non ha trovato una quadra definitiva al Recovery Plan – o più precisamente “Piano nazionale di ripresa e resilienza” – emergono dettagli in merito all’idea di piano in capo al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, presentato ieri per la prima volta in Consiglio dei Ministri. L’accoglienza molto “fredda” dei Ministri renziani e di parte del Pd ha fatto scattare i media nel tentativo di comprendere più da vicino come funzionerebbe l’idea di Recovery Plan “made in Conte”: e così il quotidiano “Domani” con il suo direttore Stefano Feltri prima di tutti ha presentato un reportage dettagliato sui punti principali di questo piano che ancora deve essere licenziato del tutto (tra oggi e domani in Cdm se le distanze saranno colmate) e poi inviato alla Commissione Europea per il primo vaglio ufficiale (in attesa dei fondi del Recovery Fund in arrivo dalla primavera 2021 in poi). «Conte vorrebbe costruirsi un vero governo nel governo, un comitato esecutivo che risponde al Ciae (Il Comitato interministeriale degli affari europei), quindi due livelli di separazione dal Consiglio dei ministri», spiega l’ex inviato del “Fatto” oggi direttore del “Domani”.



IL “GOVERNO” PARALLELO DI CONTE

In questo “governo parallelo” il Premier avrebbe presentato ai Ministri un’idea tutt’altro che condivisa da Italia Viva, che infatti al momento non ha voluto procedere nel licenziare in questi termini il Pnrr: non ci sarebbe infatti nessun coinvolgimento del Parlamento, capacità di assunzioni di manager senza concorsi pubblici e praticamente senza limiti di spesa. Nel Piano di Conte sarebbe permesso ogni tipo di deroga: all’obbligo di fare gare per usare aziende, a quello di fare concorsi per il personale, ai controlli della Corte dei conti e con il coinvolgimento di dirigenti delle società pubbliche controllate dal ministero del Tesoro. Tolto il limite penale che ovviamente rimane, il resto praticamente può essere tutto fatto dall’idea di task force del Recovery Plan che ha in mente Conte, più simile a quel “modello Genova” già più volte indicato come possibile soluzione più rapida alla ripresa del Paese dopo la pandemia. Il tutto, sottolinea ancora “Domani”, «governato per Dpcm senza passare quindi dal parlamento e neppure dal controllo preventivo della presidenza della Repubblica, come capita per i decreti legge».



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