“Il Recovery Plan rappresenta un’occasione imperdibile per superare lo storico squilibrio nella distribuzione dei fondi europei che ha sempre penalizzato gli agricoltori italiani e per superare gli ostacoli alla competitività delle produzioni agroalimentari nazionali rispetto ai concorrenti stranieri”. Il Presidente di Coldiretti Ettore Prandini interviene sul tema “caldo” della ripartizione delle risorse che l’Unione europea metterà a disposizione dell’Italia e ribadisce le ragioni della filiera agroalimentare. Partendo dai fianchi scoperti.



“I fondi europei – afferma Prandini – vanno utilizzati per finanziare progetti strategici superando i limiti alla capacità di investimento nel comparto agricolo e alimentare per portare benefici all’intero Sistema Paese con un impegno strategico di lungo periodo. Dobbiamo superare le nostre debolezze strutturali che impediscono all’Italia di correre come dovrebbe, in particolare in un 2021 che si candida a rappresentare l’anno della svolta dopo Covid“.



I punti critici

La lista dei gap da affrontare è certamente nutrita, ma a darne la dimensione bastano due esempi relativi ad altrettante aree prioritarie di intervento che l’emergenza Coronavirus ha fatto esplodere. Il primo rimanda al digital divide nazionale. “I numeri elaborati da Coldiretti su dati Istat relativi al 2019 – spiega Prandini – ci dicono che solo il 76,1% delle famiglie italiane dispone di un accesso a internet e appena il 74,7% ha una connessione a banda larga. E la situazione peggiora notevolmente nelle campagne con appena il 68% dei cittadini che possiede una connessione a banda larga nei Comuni con meno di duemila abitanti. La disponibilità di accessi a internet ad alta capacità è invece importante per ridurre l’isolamento delle aree rurali e al tempo stesso rendere più efficaci le misure anti-contagio. Il pesante digital divide italiano va quindi colmato per poter utilizzare al meglio anche nelle campagne tutto il potenziale delle nuove tecnologie: dalla scuola online ai corsi di aggiornamento a distanza fino all’agricoltura 4.0 per ottenere un incremento di produttività accompagnata dalla riduzione dei costi e a favore della sostenibilità ambientale, ma anche per cogliere le opportunità del turismo nelle aree interne e del commercio online in questo momento di difficoltà. I droni che verificano in volo lo stato delle colture, i sistemi informatizzati di sorveglianza per irrigazioni e fertilizzanti, l’impiego di trappole tecnologiche contro i parassiti dannosi, la blockchain per la tracciabilità degli alimenti sono solo alcune delle innovazioni possibili con la digitalizzazione dei borghi italiani. Per questo Coldiretti ha siglato con Tim e Bonifiche Ferraresi un accordo per portare la banda ultralarga nelle aziende e sostenere con nuove soluzioni tecnologiche il grande potenziale di innovazione del settore a beneficio della ripresa economica del Paese, accelerando la transizione digitale dell’agroalimentare Made in Italy”.



Il secondo esempio riguarda invece l’impennata registrata dalle quotazioni delle materie prime agricole a livello mondiale, che sta mettendo in difficoltà interi comparti dell’agroalimentare nazionale. “Il 2020 – osserva Prandini – si chiude con un balzo nelle quotazioni internazionali dei principali prodotti agricoli, dal mais che registra il massimo incremento del decennio, alla soia che raggiunge il picco massimo da sei anni e mezzo a questa parte, fino al grano, al top da 6 anni. Eppure per l’Italia, che è il Paese leader in Europa per valore aggiunto agricolo, questa non è una buona notizia. Si tratta infatti delle materie prime necessarie sia per produrre le grandi specialità alimentari con cui il nostro Paese è conosciuto nel mondo – si pensi a pane e dolci -, sia per garantire l’alimentazione di base degli animali in allevamento necessari per realizzare i gioielli della salumeria Made in Italy. L’emergenza Covid sta insomma innescando un nuovo cortocircuito nel settore agricolo nazionale, che ha già sperimentato i guasti della volatilità dei listini in un Paese fortemente deficitario come l’Italia. Occorre quindi un piano di potenziamento produttivo e di stoccaggio per le principali commodities – dal grano al mais fino all’atteso piano proteine nazionale per l’alimentazione degli animali in allevamento – così da recuperare competitività rispetto ai concorrenti stranieri. Serve perciò investire sullo sviluppo dei settori deficitari e su un piano logistico per stoccaggio e trasporti che consenta al Paese di superare il gap competitivo attualmente presente con il resto del mondo”.

Gli obiettivi programmatici

In questo scenario, Coldiretti ha dunque individuato le iniziative strategiche che dovranno essere sostenute grazie agli investimenti del Recovery Plan. “Per cogliere questa opportunità unica – racconta Prandini – abbiamo elaborato e proposto per tempo progetti per l’agroalimentare concreti, immediatamente cantierabili, improntati a una decisa svolta verso la rivoluzione verde, la transizione ecologica e il digitale. Iniziative in grado di offrire un milione di posti di lavoro green entro i prossimi 10 anni”. Sotto la lente ci sono digitalizzazione delle campagne, foreste urbane per mitigare l’inquinamento in città, invasi nelle aree interne per risparmiare acqua, chimica verde e bioenergie per contrastare i cambiamenti climatici e interventi specifici nei settori deficitari e in difficoltà, dai cereali all’allevamento, dalla quarta gamma fino all’olio di oliva. “Questi sono alcuni dei progetti strategici elaborati da Coldiretti insieme a Filiera Italia per la crescita sostenibile a beneficio del sistema Paese” annuncia Prandini, che continua: “bisogna ripartire dai nostri punti di forza. L’Italia è del resto prima in Europa per qualità e sicurezza dell’alimentazione, aspetti sui quali è possibile investire per dimezzare la dipendenza alimentare dall’estero nei prossimi 10 anni”.

La richieste a Bruxelles

I tempi perché il piano messo a punto da Codiretti possa trovare applicazioni potrebbero però non essere brevi. “Da febbraio ad aprile – prevede Prandini – si svolgerà il confronto con Bruxelles che dovrà portare alla formalizzazione dei piani destinati poi ad essere approvati dalla Commissione e successivamente dal Consiglio, auspicabilmente entro l’inizio dell’estate, così da rendere possibile la spesa il prima possibile”. Ma il percorso potrebbe riservare qualche difficoltà. “Se l’approvazione da parte della Commissione costituisce il passaggio centrale da un punto di vista formale e dei contenuti – rileva Prandini -, altrettanto strategico è il necessario confronto politico in Consiglio, con i Paesi, i cosiddetti ‘frugali’, che più di altri avevano cercato di rendere più rigide le norme di spesa e inferiori i fondi messi a disposizione”. Uno nodo che l’Italia deve sciogliere. “È in gioco la credibilità del nostro Paese – rimarca Prandini -, che deve dimostrare di saper spendere e spendere bene (oltre che spendere tutto), ma che deve anche dimostrare di iniziare un percorso di riforme che l’Europa ci chiede”.

Un obiettivo al quale Coldiretti sta lavorando. “Le proposte che abbiamo avanzato – anticipa Pandini – vanno tutte nel senso tracciato da Bruxelles, nella direzione della strategicità del comparto agroalimentare italiano sia sul fronte economico sia su quello ambientale: efficaci interventi strutturali nel comparto avranno benefici tangibili su tutto il tessuto socio-economico, in termini di autosufficienza alimentare ed energetica, ma anche in termini di miglioramento dell’ambiente e di adattamento ai cambiamenti climatici. Il Next Generation Eu non è però solo spesa: si deve puntare a un percorso che elimini ostacoli burocratici e amministrativi. A livello nazionale occorrono lungimiranti riforme, attese anche da Bruxelles. A livello europeo, invece, ci aspettiamo dalla Commissione europea un approccio coerente con quanto richiesto all’Italia, per rendere effettive le possibilità di realizzare investimenti decisivi per garantire un futuro alle nuove generazioni. In particolare, Coldiretti fin dai primi passi del Next Generation Eu ha sottolineato l’importanza di modificare le regole relative all’applicabilità degli aiuti di Stato agli interventi previsti dal Recovery Plan, in particolare agli investimenti. Bruxelles deve prevedere delle deroghe specifiche che consentano di oltrepassare i limiti previsti dalla normativa Ue in termini di ammissibilità delle spese legate a progetti di investimento, oltre che lavorare a innalzare i limiti di intervento regolati dal Quadro Temporaneo per gli aiuti di Stato in conseguenza dell’emergenza Covid, che renderebbero molto più snelle le procedure di approvazione dei progetti, oltre che più efficaci gli interventi a supporto del settore agroalimentare”.

(Manuela Falchero)