Due i punti cruciali inseriti e ampliati nella bozza del Recovery Plan dopo il confronto tra le forze di Governo e prima del via libera finale stasera in Cdm: scuola e ricerca, due elementi cardine sui quali fondare la tentata ripresa del Paese. «Abbiamo spento gli animi dei nostri studenti che ora stanno chiedendo di tornare a scuola. Dobbiamo ricordarci che l’Italia deve pensare alle nuove generazioni, e in questo il Recovery ci dà una mano enorme», ha spiegato stamani a “Unomattina” la Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina.



La missione “Istruzione e ricerca” si pone questi obiettivi (in attesa di capire quali progetti verranno portati a corredo) scritti nel testo in bozza: «colmare il deficit di competenze che limita il potenziale di crescita del nostro paese e la sua capacità di adattamento alle sfide tecnologiche e ambientali»; poi «migliorare i percorsi scolastici e universitari degli studenti, agevolarne le condizioni di accesso per accrescere l’incentivo delle famiglie a investire nell’acquisizione di competenze avanzata da parte dei giovani»; «rafforzare i sistemi di ricerca e la loro interazione con il mondo delle imprese e delle istituzioni». Per la prima componente prevista dal Pnrr – il “Potenziamento delle competenze e diritto allo studio» – si sbloccano 16,72 miliardi di euro, mentre per la seconda («Dalla ricerca all’impresa») si valutano 11,77 mld, per un totale di missione a 28,5 miliardi di euro.



LA BOZZA STASERA IN CDM

Dopo settimane di scontri e documenti “fantasma”, ieri sera è giunta sul tavolo di tutti i Ministri del Governo la nuova bozza del Recovery Plan rielaborata e fortemente modificata dopo il confronto con tutte le forze di Governo (a seguito del rischio crisi avanzato da Italia Viva, proprio in disaccordo con l’iniziale “scarna” bozza del Piano Nazionale per la ripresa e la resilienza). In serata è convocato il Consiglio dei Ministri per approvare il Pnrr con la “promessa” dei renziani di approvare il testo – qualora non vi siano punti “bui” come nelle scorse bozze – rimandando di qualche giorno la crisi di Governo.



«In oltre 170 pagine sono esposte le strategie, i progetti, le risorse per far ripartire l’Italia. Ora nel Governo, in Parlamento e nel Paese si apre la fase di analisi, miglioramento, decisione», ha spiegato ieri notte il Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri in un tweet annunciando il completamento del lavoro in vista della presentazione in Europa del Recovery Fund. Sono in tutto 222,9 miliardi di euro le risorse previste dal Next Generation Eu italiano, di cui 144,2 miliardi per nuovi interventi: se si sommano poi i fondi per la programmazione di bilancio 2021-2027 allora la cifra complessiva sale a 310 miliardi (come si evince dalle tabelle qui sotto nel tweet del collega di Sky Tg24).

I PROGETTI DEL RECOVERY PLAN

«Gli impatti stimati sulle principali variabili macroeconomiche, da cui si evidenzia in particolare che la crescita del Pil nel 2026, l’anno finale del Piano, risulterebbe più alta di 3 punti percentuali rispetto allo scenario tendenziale di base», si legge nella bozza del Recovery Plan consegnata anche alle agenzie di stampa. Resta aperto il “nodo” della Governance – motivo di forte scontro già negli scorsi giorni con Italia Viva – nel momento in cui il Governo scrive «presenterà al Parlamento un modello di governance che identifichi la responsabilità della realizzazione del Piano, garantisca il coordinamento con i ministri competenti a livello nazionale e gli altri livelli di governo, monitori i progressi di avanzamento della spesa».

Salgono i fondi per sanità, turismo e innovazione, “calano” rispetto alla prima bozza invece per parità di genere e infrastrutture: restano 6 le missioni del Recovery italiano a loro volta divise in «16 Componenti funzionali a realizzare gli obiettivi economico-sociali definiti nella strategia del governo. Le Componenti si articolano in 47 Linee di intervento per progetti omogenei e coerenti», si legge nella bozza ufficiale. Le 6 missioni del PNRR dunque si confermano: Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura; Rivoluzione verde e transizione ecologica; Infrastrutture per una mobilità sostenibile; Istruzione e ricerca; Inclusione e coesione; Salute.

I FONDI RIPARTITI

Per la Sanità i fondi vengono aumentati a 19,72 miliardi, accettando in parte le richieste dei renziani (che chiedevano più soldi rispetto ai soli 9 della prima bozza, ma che proponevano di prendere i 37 miliardi del MES e usare i fondi della Sanità nel PNRR per altri progetti): di questi comunque «7,9 mld vanno per ‘Assistenza di prossimità e telemedicina’ e 11,82 mld per ‘Innovazione, ricerca e digitalizzazione dell’assistenza sanitaria’» (Più assistenza sanitaria del territorio, più telemedicina e meno poli agglomerati). Per la digitalizzazione i fondi sono 46,18 miliardi di euro, di cui: «digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella P.A. 11,45 miliardi; digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo 26,73 miliardi e per turismo e Cultura 8 miliardi». Parte sostanziosa rimane per l’Ambiente con 68.90 miliardi di euro, ripartiti così nella bozza del PNRR: «’Impresa Verde ed Economia Circolare’ 6,30 miliardi; per ‘Transizione energetica e mobilità locale sostenibile’ 18,22 miliardi; per ‘Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici’ 29,35 miliardi; per ‘Tutela e valorizzazione del territorio e della risorsa idrica’ 15,03».

Per la Ricerca i fondi salgono a 28.49 mld, di cui: 16,72 per diritto allo studio, 11,7 per ricerca-impresa, 27,6 per inclusione e coesione, 12,62 per Politiche per il Lavoro, 10,83 per Infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore, 4,18 per coesione territoriale. Da ultimo il turismo, tra i settori più devastati dalla pandemia Covid-19: sono 8 i miliardi destinati per «incrementare l’attrattività del sistema turistico e culturale del Paese attraverso la modernizzazione delle infrastrutture materiali e immateriali, la formazione ed il potenziamento delle strutture ricettive attraverso investimenti in infrastrutture e servizi turistici strategici e il finanziamento dei progetti dei Comuni per investimenti su luoghi identitari sul proprio territorio (inclusi interventi sul patrimonio artistico-culturale di Roma in occasione del Giubileo)».