Red Ronnie, ospite a Morning News, ha ricordato Toto Cutugno, morto nelle scorse ore all’età di 80 anni. La sua carriera musicale è stata caratterizzata da alti e bassi, con una spaccatura tra l’Italia e l’estero. “I critici musicali nel nostro Paese decidono cosa è buono e cosa è sbagliato. Non dovrebbe essere così, perché non esiste una musica di Serie A e una di Serie B. È un grave errore. La musica che dà emozioni è musica, qualsiasi essa sia. È successo ad esempio con i Duran Duran. Anche Toto Cutugno è stato bistrattato”, ha raccontato.
E ricorda in particolare un aneddoto: “Nel 1990 andò a Sanremo con “Gli amori” in coppia con Ray Charles, erano pazzeschi. Il manager aveva capito l’importanza di quella canzone e la propose al Genio, che accettò subito. L’Unità scrisse “SOS razzismo”, mentre Repubblica titolò “Dio salvi Ray Charles”. È stata una cattiveria allucinante. A Ray Charles quella canzone piaceva e anche tanto. Fu lui stesso a replicare, dicendo che era felicissimo di essere lì. La critica però gli aveva ormai rovinato anche quella gioia. La verità è che i critici non amano le canzoni popolari. È molto più semplice scrivere delle canzoni intelligenti e impegnati per loro, mentre raggiungere il cuore delle persone è più difficile”.
Red Ronnie: “Toto Cutugno bistrattato dalla critica”. Il ricordo
Toto Cutugno tentò molte volte la strada di Sanremo, ma non sempre con successo. “Era condannato ad arrivare secondo. Nel 1989 si presentò con “Le mamme”, ma era chiaro che dovevano vincere Anna Oxa e Fausto Leali con “Ti lascerò”. L’anno dopo portò “Gli amori” insieme a Ray Charles, ma dovevano vincere i Pooh con “Uomini soli”. Anche al Premio della Critica arrivò secondo. Alla fine però le sue soddisfazioni se le è tolte: ha vinto un Sanremo e un Eurovision, anche se in pochi se ne ricordano”, ha ricordato Red Ronnie.
Poi il suo capolavoro più celebre. “La canzone “L’italiano” era stata scritta per Adriano Celentano, ma lui quando la ascoltò si rifiutò perché disse che era già un’italiano vero, non aveva bisogno di dirlo. Poi si pentì di non averla cantata. Con Toto Cutugno è successo quello che è successo con Mino Reitano, che aveva scritto l’inno “Italia”. Gli italiani all’estero lo sentono nel cuore. In Italia però ricevette tantissime critiche. Nel momento in cui è morto, gli stessi critici che lo avevano criticato hanno iniziato ad esaltarlo”.