L’Istat ha pubblicato i conti trimestrali dei settori istituzionali e dunque riferiti ai conti delle famiglie, delle amministrazioni pubbliche e delle società non finanziarie. Rinviando a prossime puntate gli ultimi due, in particolare quelli del settore pubblico, che appaiono a una prima lettura ancora distanti dal ritorno a una normalità post-Covid, ci concentriamo sui primi, decisamente positivi se si considerano le preoccupazioni dei mesi scorsi sulle dinamiche dell‘inflazione.
Infatti, secondo l’Istat, il reddito lordo disponibile delle famiglie consumatrici è aumentato nel primo trimestre 2023 del 3,2% rispetto al trimestre precedente, mentre la spesa per consumi finali è cresciuta solo dello 0,6%, permettendo una sensibile crescita dei risparmi, sia in valore assoluto che come propensione al medesimo, aumentata al 7,6% rispetto al 5,3% del trimestre precedente. Sempre nel trimestre i prezzi sarebbero risultati sostanzialmente stabili, infatti la variazione congiunturale del deflatore implicito dei consumi è stata solo dello 0,1%, permettendo in questo modo ai maggiori redditi nominali di trasformarsi quasi integralmente in maggiore potere d’acquisto delle famiglie, aumentato nello stesso periodo del 3,1%.
Quindi, in sostanza, le famiglie avrebbero chiuso un trimestre ottimo, con un rilevante incremento del loro reddito disponibile che è stato utilizzato principalmente per aumentare i risparmi e solo in misura limitata per accrescere i consumi reali all’interno di un quadro di prezzi sostanzialmente stabili. Rispetto al trimestre precedente il reddito disponibile destinato al risparmio si è accresciuto di oltre il 50%.
Questo quadro sembra contrastare con le preoccupazioni manifestate nei mesi scorsi in relazione all’erosione che l’alta inflazione avrebbe potuto apportare al potere d’acquisto delle famiglie. Bisogna, tuttavia, ricordare che noi abbiamo sinora confrontato i dati del primo trimestre con l’ultimo del 2022, il quale era influenzato in maniera consistente dall’alta inflazione e dalle altre conseguenze economiche della guerra russo-ucraina. Come cambia l’analisi se il confronto lo facciamo invece con lo stesso trimestre dello scorso anno, quando gli effetti macroeconomici della crisi geopolitica avevano appena iniziato a manifestarsi?
Rispetto a un anno prima, il reddito disponibile lordo si è accresciuto dell’8,2%, tuttavia a causa dell’alta inflazione il potere d’acquisto delle famiglie non si è accresciuto, ma si è contratto dello 0,3%. Questi due numeri implicano un deflatore dei consumi (indice che calcola l’aumento dei prezzi dei beni effettivamente consumati dalle famiglie, tenendo conto dei cambiamenti nelle loro scelte e non con paniere fisso come nel caso dell’indice dei prezzi al consumo) pari a un +8,5% in un anno. In sostanza l’inflazione c’è stata eccome nel 2022, ma ora sembra sulla via del dissolvimento, tranne che nella visione della Bce, e inoltre i redditi delle famiglie hanno complessivamente tenuto, preservando il loro potere d’acquisto, e permettendo alle medesime di accrescere la spesa per consumi. Essa è, anzi, aumentata anche in termini reali se si considera l’incremento nominale del 12,2% e il deflatore che misura l’aumento dei prezzi all’8,5%.
In sostanza, nonostante l’alta inflazione, e forse per l’effetto di compressione ereditato dal periodo Covid, le famiglie hanno scelto di aumentare i consumi anche oltre quanto potesse essere finanziato dal maggior reddito disponibile e a questo scopo hanno utilizzato la quota destinata al risparmio, diminuendo la propensione al medesimo. Nel grafico sottostante si può vedere come la propensione al risparmio, che aveva raggiunto picchi inconsueti all’apice del Covid e dei lockdown, si sia continuamente ridotta nei periodi successivi, accelerando la riduzione durante l’alta inflazione del secondo semestre 2022 sino a portarsi a un 5% nel IV trimestre dello scorso anno.
Il cambio di segno a inizio 2023 potrebbe essere dovuto alla percezione di un vincolo di bilancio meno stringente da parte delle famiglie? Ce lo auguriamo, così come ci auguriamo che i buoni conti delle famiglie nel primo trimestre possano mantenersi anche nel resto dell’anno.
Grafico 1 – Propensione al risparmio delle famiglie (Risparmio in % del reddito disponibile)
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