Il reddito agrario 2024 nel nostro Paese svolge un ruolo determinante (sia sotto l’aspetto economico che personale). Nel nuovo testo normativo si discute ancora dei punti da varare (e le indiscrezioni fanno presagire il meglio).

Nel nostro Bel Paese l’agricoltura svolge un ruolo molto impattante ed è per questo motivo che il cosiddetto “reddito dei terreni” sta per essere cambiato, così come è stato previsto un aumento salariale degli operai agricoli.



Reddito agrario 2024: le novità contenute nel testo normativo

Il testo normativo che mira a cambiare il reddito agrario 2024 sta prevedendo dei cambiamenti importanti (seppur non ancora ufficializzati). Al momento si sta superando il così noto reddito potenziale, viene delimitato in modo differente lo spazio fisico del terreno e appare anche la carbon credit.



Al momento l’articolo 32 del Tuir differenzia il reddito agrario da quello previsto per tutte le attività economiche dove generalmente si considerano le spese e i ricavi annesse all’attività svolta. Infatti per le imprese agricole a determinarne il calcolo è la capacità reddituale del fondo.

La possibile variazione include altri sistemi di valutazione come ad esempio la produzione agricola avanzata che potrebbe far ricavare maggior redditi tenendo anche conto di coltivazioni idroponiche e verticali e serre.

Nuovi spazi delimitati con il “terreno virtuale”

Tra le novità che vorrebbero introdursi nel testo normativo i terreni non comprenderebbero più solo e soltanto i “campi”, ma anche gli spazi artificiali sui quali avviene il processo di produzione vegetale  (anche chiamati terreni virtuali”).



I terreni virtuali sono quegli spazi dove le particelle urbane rappresentano il collocamento dei fabbricati che vengono sfruttati per la produzione di vegetali.

Introduzione ai carbon credit

L’altra novità riguarda i carbon credit. Come si può intuire dal nome stesso sono dei veri e propri “crediti di carbonio” che vengono riconosciuti all’impresa agricola più attenta alla sostenibilità ambientale che può venderli alle imprese che inquinano di più.

Tale strategia sostenibile è stata pensata per ridurre l’inquinamento e il surriscaldamento terrestre premiando quelle aziende che rinunciano alle coltivazioni più inquinanti cedendo questi “titoli vendibili” in rispetto dell’articolo 32 Tuir, comma 2, con la lettera b-ter, che permette di “cedere beni immateriali”.