Come sappiamo il governo di Giorgia Meloni ha deciso di ridimensionare radicalmente il reddito di cittadinanza. che è stato il più grande contributo di welfare erogato ai cittadini disoccupati dalla nascita della Repubblica Italiana. In sostituzione della misura, per chi non potrà più ottenerlo, potrebbe intervenire il REI (reddito d’inclusione, n.d.r.), modificato.
Reddito di Cittadinanza 2023: al suo posto un altro sussidio, il REI
Il reddito di cittadinanza però era finalizzato alla costituzione di un vero e proprio sistema di accelerazione verso il mondo lavorativo che tuttavia, nonostante i buoni propositi e una spesa di 19,6 miliardi di euro in tre anni, non è stato possibile attuare punto è pur vero che Conte aveva dichiarato nel 2019 che per la strutturazione del meccanismo ci sarebbero voluti almeno cinque anni più altre 5 di rodaggio.
Ma Giorgia Meloni ha deciso che è meglio trovare il lavoro ai cittadini anziché erogare un sussidio in attesa che il meccanismo si velocizzi, lo stesso Durigon, sottosegretario al Ministero del lavoro ha dichiarato nei giorni scorsi esattamente questo: “Faremo il possibile per incrociare offerte domanda di impiego ma non ci si può adagiare sui sussidi”. Il sottosegretario al lavoro ha poi promesso un “decreto per dare più flessibilità e meno burocrazia alle aziende, più sicurezza e lavoratori “.
Quindi il governo ha pensato di tagliare la misura che serviva a essere introdotti al lavoro in favore di una misura realmente sussidiaria. Possiamo quindi pensare che dopo l’eliminazione del reddito di cittadinanza, coloro che non sono abilitati a lavorare possano realmente restare senza un sostegno economico? La Meloni promette di no e quindi per coloro che non potranno beneficiare del reddito di cittadinanza tornerà il reddito di emergenza rivisto.
Reddito di Cittadinanza 2023: al suo posto un altro sussidio, il REI
Parliamo però di una forma realmente sussidiaria che non consentirà ai beneficiari di ottenere un binario preferenziale per l’assunzione all’interno delle aziende. A dirlo è stata Marina Calderone, nel corso di un’intervista rilasciata alla stampa sottolineato come lo Stato continuerà a tutelare coloro che sono alle prese con le difficoltà economiche. Ma cambierà totalmente l’approccio. Il contrasto alla povertà non può passare con l’erogazione dei sussidi. Allo stesso tempo non è più ammissibile che il reddito di cittadinanza consente l’integrazione lavorativa a un così basso numero di persone in relazione alla totalità dei beneficiari. La strada quindi passa “attraverso la realizzazione di un sistema che preveda nuovi strumenti di incrocio tra domanda e offerta di lavoro, con il coinvolgimento di tutti gli attori pubblici e privati del mercato del lavoro. Puntiamo a un reddito d’inclusione, magari rafforzato ed esteso rispetto al passato”.
Il coraggio di tagliare realmente i viveri il governo di destra non ce l’ha, forti sarebbero le ripercussioni sociali ed economiche dell’eliminazione del sussidio. Intanto per il 2023 l’erogazione del reddito di cittadinanza sarà ridotto a 7 mensilità.
Tutte le persone che hanno un’età compresa tra 18 e 59 anni invece saranno in grado di lavorare e quindi oltre a poter percepire il reddito soltanto per 7 mesi dovranno anche frequentare un corso di formazione o di riqualificazione professionale di almeno sei mesi. Dagli obblighi sono esclusi i nuclei familiari con disabili, minori e persone over 60.
Queste persone continueranno a percepire il reddito di cittadinanza per tutti i mesi dell’anno.