Dopo il discorso di Giorgio Meloni, che ieri ha incassato la fiducia alla camera, Matteo Salvini ha deciso di portare a casa comunque, anche questa volta, la vittoria di una riforma pensioni 2022 che possa favorire anche minima parte gli italiani. Anche se la quota 41 in realtà, come abbiamo già scritto, non avvantaggia una grande quantità di persone all’interno del panorama lavorativo italiano in quanto comunque presuppone il raggiungimento di 41 anni di contributi, a scapito ad esempio delle generazioni che hanno avuto una discontinuità contributiva in un panorama previdenziale in cui non era prevista l’integrazione strutturale di fondi relativi alla previdenza complementare.
Reddito di cittadinanza: perché la Riforma pensioni potrebbe azzerarlo?
Prima di comprendere perché effettivamente la Riforma pensioni potrebbe essere fatta con il sangue dei percettori del Reddito di cittadinanza vanno capiti un po’ di numeri. Matteo Salvini è quello che ha introdotto insieme al movimento 5 stelle il Reddito di cittadinanza all’interno del Conte 1. Attraverso un patto di governo lui si è guadagnato quota 100 (che è stata poi abolita da Mario Draghi), dopo aver proposto quota 102 si è visto bocciare dal “governo dei migliori” (così è chiamato quello guidato da Mario Draghi, n.d.r.) anche questa soluzione. E quindi i sindacati sono andati in crisi letteralmente.
Chi e come deciderà di fare la riforma pensioni 2022? Ecco che arriva Salvini e propone uno stop al Reddito di cittadinanza: il suo ragionamento è probabilmente focalizzato ad una revisione che Giorgia Meloni aveva comunque detto di voler fare e così propone di non rendere il Reddito “eterno”, ma di introdurre uno “stop”.
Il problema è che se il Reddito di cittadinanza costa 7,7 miliardi di euro e quota 41 (che comunque non garantisce un anticipo pensionistico significativo, n.d.r.) ne costa 12, capiamo bene che occorrono altri 5 miliardi per finanziare la manovra.
Reddito di cittadinanza: quanto costa davvero allo Stato?
Il Reddito di cittadinanza costa in tre anni 19,3 miliardi di euro. Nel 2019 è costato 3,8 miliardi, 7,2 nel 2020 e 8,6 miliardi nel 2021. Per il 2022 è prevista una spesa di 7,7 miliardi., quindi 1,5 miliardi in meno rispetto al 2021: le quote si sono ridotte in quanto molte persone, gradualmente, si sono occupate, anche perché il governo ha introdotto dei meccanismi correttivi per cui è possibile percepire il reddito di cittadinanza solo se non si evita di rifiutare per più di due volte l’offerta congrua.
Se dunque si mettesse uno stop, in modo che le persone non possano prorogare il Reddito “in eterno” per finanziare una manovra da 12 miliardi e che costa ben 5 miliardi in più di quanto ne costi il reddito: ciò significa che questo potrebbe essere azzerato.