L’INPS ha recentemente comunicato ai percettori del Reddito di cittadinanza che risultano essere “occupabili169 mila messaggi in tutta Italia, con picchi in Sicilia (37.645 messaggi), Campania (36.770) e Lazio (16.228), a tutti coloro che non risultano avere minori a carico, né disabili o over 60.

Stando a quanto racconta il Messaggero, degli oltre 36 mila ex percettori del Reddito di cittadinanza della Campania, 21.500 risiedono a Napoli e dintorni, dove si sono registrate alcune proteste. Già dall’annuncio sul ridimensionamento del provvedimento (che per gli occupabili d’ora in poi consisterà in 350 euro mensili utili per la formazione in attesa di trovare un lavoro) si era parlato delle preoccupazioni in merito alla possibile “bomba sociale” che si sarebbe create in determinati contesti. Tuttavia, a generare panico non sarebbe stata tanto l’interruzione del sussidio, quanto piuttosto le modalità con cui è stata comunicata, ovvero tramite sms che recitava solo “domanda di Reddito di cittadinanza sospesa come previsto dall’articolo 48 del decreto legge 20/23 in attesa eventuale presa in carico dei Servizi sociali“.



I disordini a Napoli per l’interruzione del Reddito di cittadinanza

Insomma, che l’interruzione del Reddito di cittadinanza sarebbe arrivata era piuttosto noto, ma la maggior parte dei percettori rimbalzati non ha compreso, in particolare, cosa significhi la presa in carico dei Servizi sociali. Secondo Luca Trapanese, assessore al Welfare di Napoli, “è un messaggio fuorviante perché in tutte le municipalità centinaia di persone stanno chiedendo di essere prese in carico. È inutile recarsi ai servizi sociali”, spiega, “la presa in carico dei cittadini avviene attraverso una piattaforma, la Gepi, gestita in primis dai centri per l’impiego”.



Un chiarimento necessario, perché nella giornata di ieri a Napoli, dopo l’invio degli sms sull’interruzione del Reddito di cittadinanza, ha mandato letteralmente in tilt gli uffici pubblici comunali, presi d’assalto da migliaia di cittadini in cerca di chiarimenti. In alcuni uffici è stato necessario l’intervento delle Forze dell’ordine, mentre in alcuni municipi si è reso necessario chiudere per evitare che si formassero calche. Alcuni dipendenti dell’INPS sono stati anche aggrediti e minacciati dagli ex percettori del Reddito di cittadinanza, ma per ora non sembra ci siano stati feriti, né che siano state sporte denunce.