Il reddito di cittadinanza cambia. Pur condividendo il concetto di base e il fatto che abbia aiutato molte famiglie travolte dalla crisi economica innescata dalla pandemia Covid, il premier Mario Draghi è consapevole che qualcosa non ha funzionato. Si sta dunque lavorando a nuovi parametri per distinguere i percettori ritenuti occupabili da quelli che non lo sono, così da imporre l’obbligo di seguire percorsi formativi ad hoc per coloro che non hanno titoli di studio adeguati. Questa la prima grande novità sul reddito di cittadinanza fortemente voluto dal Movimento 5 Stelle. Il pressing dei partiti della maggioranza, a partire dalla Lega, per una revisione della misura si è fatto sentire, non a caso il ministro del Lavoro Andrea Orlando ha affermato spesso che questo provvedimento può essere migliorato. M5s dal canto suo vuole accettare solo qualche ritocco.



Attualmente il reddito di cittadinanza è percepito da 1,2 milioni di famiglie. Quelli occupabili sono oltre un milione, ma quelli che hanno sottoscritto il patto per il lavoro sono meno di 400mila secondo gli ultimi dati diffusi dall’Anpal. L’altro problema è che il 72% dei beneficiari del sussidio ha al massimo un titolo di istruzione secondaria inferiore. Solo il 2,7% ha un titolo di istruzione terziaria.



REDDITO DI CITTADINANZA, NODO PUC E RESIDENZA

Il ministro del Lavoro Andrea Orlando sta lavorando alla riforma del reddito di cittadinanza da quando si è insediato il Governo Draghi. La sua idea è di imporre l’obbligo per i beneficiari meno formati di seguire percorsi di studio e di riqualificazione professionale, altrimenti si perde il reddito di cittadinanza. In questo modo, la quota di coloro tenuti a cercare un lavoro calerebbe, riguarderebbe solo un terzo degli attuali percettori occupabili, quelli con titolo di istruzione secondaria superiore o terziaria. Ma così le offerte di lavoro sarebbero più facilmente tracciabili. Nel mirino anche i progetti utili per la collettività (Puc), di cui si occupano i Comuni. All’inizio del 2021 coinvolgevano appena 5mila beneficiari. Ora i sindaci chiedono che l’adesione ai Puc avvenga su base volontaria. Questa richiesta potrebbe rientrare nel pacchetto di modifiche al reddito di cittadinanza. Il comitato scientifico per la valutazione di questo sussidio, presieduto dalla sociologa Chiara Saraceno, ha chiesto tra le altre cose di rivedere l’obbligo di residenza in Italia da 10 anni per gli extracomunitari: potrebbero bastarne 5.

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