La nascita del reddito di cittadinanza aveva come obiettivo primario l’immissione o la reintegrazione nel mondo del lavoro, garantendo nel frattempo un sussidio per chi non potesse godere di altre entrate. Che sia stato un flop, così come impostato, è già stato detto, data anche la bassissima percentuale di soggetti occupati grazie a questa misura. Inoltre va aggiunto che i percettori, tra l’altro, sembravano essere più interessati all’accredito che ad un’attiva ricerca di un’occupazione. Proprio per tali motivi il reddito di cittadinanza è stato rivisto assumendo le vesti future di Misura di Inclusione Attiva (Mia), grazie alla stretta operata dal Governo Meloni con la Legge di Bilancio 2022. La maggiore rigorosità però sta generando una fuga generale, con un – 65% di domande registrate in questi primi mesi del 2023.



Ora l’importo del sostegno è inferiore e basta il rifiuto alla prima offerta di lavoro per interromperne il percepimento. Sarà questo il motivo che sta generando una minore propensione alla sua richiesta? Sono ben 150mila in meno i beneficiari rispetto a dicembre 2022, prima che quindi venissero introdotti i nuovi paletti.



In Campania e Sicilia maggiori richieste di reddito di cittadinanza

Il sospetto sorto a seguito delle minori richieste di reddito di cittadinanza si scontra con la realtà, che vede finora un maggiore interesse al reddito di cittadinanza nel sud della nostra penisola, detenendo il primato la Campania e la Sicilia. In queste due regioni infatti, come ha evidenziato Il Messaggero, è pervenuto ad oggi il 40% delle domande all’Inps, pari a 35mila domande su 90mila richieste totali.

Grazie a questo trend sarà qui che verranno investite le maggiori risorse per poter far decollare il lavoro, con uno sbilanciamento a favore soprattutto della Campania, prima in assoluto per numero di richieste: 229.989 assegni erogati rispetto ai 186.694 usufruiti nel Nord Italia. Se quindi per la durata della sua vigenza il reddito di cittadinanza ha generato su tutto il territorio nazionale lavoro solo tra il 3% e l’8% dei percettori, la speranza è che, così rinnovato, nonostante le critiche e il minore apprezzamento, possa essere in grado di generare maggiore occupazione e maggiore offerta formativa.