Il reddito di cittadinanza, così come era stato concepito dall’Italia, era discriminante per gli stranieri. Lo ha deciso, in maniera ufficiale, la Corte di giustizia dell’Unione Europea, l’organo che vigila sull’applicazione del diritto comunitario all’interno degli stati membri dell’Ue. Tutta colpa della “postilla” che stabiliva come anche gli stranieri avessero diritto al reddito di cittadinanza ma solo se residenti in Italia da almeno dieci anni, di cui gli ultimi due in maniera continuativa.
Un requisito bocciato dalla Corte Ue in quanto ritenuto troppo stringente nei confronti dei cittadini stranieri in Italia e problema che già nel 2021 era stato sollevato dall’Unione Europea e dal Comitato scientifico. Come ricorda Fanpage la sentenza della Corte di giustizia sul reddito di cittadinanza è giunta nella giornata di ieri dopo che due cittadine straniere erano finite a processo in quanto accusate di aver percepito il reddito di cittadinanza nonostante non fossero appunto residenti da 10 anni nel BelPaese.
REDDITO DI CITTADINANZA DISCRIMINATORIO PER GLI STRANIERI: COSA HA DECISO LA CORTE UE
Il tribunale di Napoli, dove si stava svolgendo il dibattimento, ha fatto quindi ricorso alla Corte Ue, chiedendo lumi sulla vicenda e nelle scorse ore è giunta la replica ufficiale, ovvero: dieci anni sono troppi per poter accedere al reddito di cittadinanza ma in generale a prestazioni sociali e assistenze varie. Di conseguenza le due cittadine a processo, che erano accusate di aver presentata falsa attestazione, non potevano essere condannate.
Nel fare chiarezza la Corte Ue sottolinea che, anche se il requisito dei dieci anni e degli ultimi due continuativi, è applicato anche ai cittadini nazionali, lo stesso interessa principalmente gli stranieri, di conseguenza risulta essere discriminatorio. Alla luce dei precedenti “avvisi” dell’Unione Europea, il governo Meloni ha deciso di modificare i requisiti per accedere all‘Assegno di inclusione, la misura di assistenza che sostituisce appunto il reddito di cittadinanza, e che prevede per gli stranieri l’obbligo di risiedere in Italia da almeno 5 anni, quindi esattamente la metà rispetto al precedente “diktat”.
REDDITO DI CITTADINANZA DISCRIMINATORIO PER GLI STRANIERI: COSA POTREBBE SUCCEDERE ORA
Un lasso di tempo approvato dalla Corte di giustizia Ue, secondo cui il lustro rappresenta proprio il periodo necessario per un cittadino che risiede nell’Unione Europea ma che proviene da Paesi extra Ue, di ottenere lo status di “soggiornante di lungo periodo”, un periodo quindi ritenuto consono per fare in modo che uno straniero possa ottenere gli stessi benefici dei cittadini dello stato membro, in questo caso gli italiani, soprattutto per quanto riguarda le sopracitate misure di assistenza.
A questo punto è probabile una pioggia di ricorsi o comunque di contestazioni in quei processi aperti simili a quello delle due straniere di Napoli e quasi sicuramente i giudici daranno ragione alle parti accusate. L’ennesima conferma quindi che il governo Meloni ha fatto decisamente bene ad abbassare la soglia ai 5 anni, evitando quindi possibili ricorsi a pioggia.