La settimana di Ferragosto è quella solitamente dedicata alle vacanze (e al traffico delle partenze “intelligenti”), al mare, e agli amori nati e spesso anche finiti con la stessa velocità, raccontati da un filone di sicuro successo del cinema italiano anche se, probabilmente, la scena del rubabandiera con Isabella Ferrari e Massimo Ciavarro resta indimenticabile. Il sottofondo di quella scena era il tormentone dell’anno 1969: Lisa dagli occhi blu di Mario Tessuto, che ci racconta di come i due giovani amanti si chiamassero amore fino al giorno prima. ma che, oggi, non si pensano più. Una canzone che potrebbe ben raccontare le vicende dell’amore sbocciato lo scorso anno, ma, in questi giorni, tragicamente finito, tra le dune del Papeete beach, tra Gigi, Beppe e Matteo “il capitano” del gruppo.



Agosto era, anche, il tempo delle feste della politica, con salsicce alla brace allegate. Era l’occasione, spesso, di riflettere sull’attualità politica e sui diversi progetti per l’anno politico che sarebbe iniziato di lì a poco. Quest’estate la discussione non sarebbe certamente mancata. Stiamo vivendo, infatti, in piene vacanze estive l’inedita crisi del Governo giallo-verde del “cambiamento”. Cosa lascia, in questo quadro, l’esecutivo Conte al Paese “sotto il sole” per quanto riguarda il lavoro, o il non-lavoro, degli italiani? Almeno due provvedimenti “chiave”, per l’ala pentastellata del Governo, per cui è ancora presto per offrire una valutazione “definitiva”: il decreto dignità e il reddito di cittadinanza.



Con il primo provvedimento i contratti a termine possono avere una durata massima di 24 mesi rispetto ai 36 della vecchia normativa. Per i nuovi contratti c’è poi l’obbligo di motivare i rinnovi indicando la temuta “causale”. Nel nuovo regime se il contratto a termine supera i 12 mesi e non vengono indicate le causali, il contratto si trasforma, automaticamente, a tempo indeterminato. Si introduce, poi, un bonus del 50% dei contributi per le assunzioni di giovani “precari under 35” mai assunti a tempo indeterminato. L’esonero è pari al 50% dei contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro ed è riconosciuto per massimo 3 anni e con un tetto di 3mila euro su base annua.



Con il reddito di cittadinanza si prevede, altresì, una misura che dovrebbe aiutare a formarsi e a trovare lavoro permettendo, allo stesso tempo, di integrare le entrate familiari. Il provvedimento ha, inoltre, l’ambizioso obiettivo di migliorare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, aumentare l’occupazione, oltre che contrastare la povertà e le disuguaglianze.

Il Governo che verrà, in questa o nella prossima legislatura, deciderà il dar farsi su queste misure. È opportuno sottolineare come rispetto ai tempi di “Sapore di mare” non sia cambiata solo la musica, ma anche la politica. L’agosto del ‘69 vedeva, infatti, al Governo Mariano Rumor e al ministero del Lavoro quel Carlo Donat-Cattin che, l’anno successivo, avrebbe proposto lo “Statuto dei lavoratori”. Tempi diversi e che non torneranno più, per cui, come per i vecchi film, non si deve essere nostalgici ma in grado di comprenderne il valore e portarlo, adeguatamente rielaborato, nelle scelte del presente.

Leggi anche

LAVORO E POLITICA/ La mossa giusta (ma temporanea) sul decreto dignità