Il decreto aiuti ha inteso fronteggiare il disagio socio economico derivante dai due anni di pandemia e dalla crisi generata dal conflitto in Ucraina, che ha piegato le popolazioni europee, generando un carico di spesa eccessivo e una riduzione del potere d’acquisto dovuto all’inflazione record del 6,8% e che soltanto in Gran Bretagna ha inciso sulla popolazione per un 9,6%.



Questo significa che anche la capacità statale italiana di far fronte alla spesa pubblica va a ridursi inevitabilmente se pensiamo che soltanto l’incremento sulle pensioni calcolato sull’indice di inflazione, causerà un ricalcolo in alcuni casi anche del 100% dell’assegno mensile. Ma non è tutto infatti il decreto aiuti finisce per mettere una stretta anche sulle modalità di attribuzione e sugli importi del reddito di cittadinanza.



Reddito di cittadinanza: l’emendamento che potrebbe revocare il beneficio a molti

Si tratta di un emendamento che è stato approvato in commissione alla camera e garantisce anche i datori di lavoro privati di potersi rivolgere ai beneficiari del reddito che, in caso di rifiuto della loro offerta vedranno decadere l’assegno mensile.

L’emendamento nasce per frenare la sempre crescente in sofferenza da parte del mondo imprenditoriale verso la misura di sostegno ai più poveri, il reddito di cittadinanza che, in collaborazione con i centri per l’impiego tenta di restituire una dignità lavorativa a chi il lavoro non ce l’ha. E’ naturale che molte persone hanno approfittato di questa misura per poter avere una vita facile, se così si può dire dal momento che l’aiuto mensile è spendibile soltanto per generi di prima necessità e non garantisce un diritto al risparmio quindi il reddito di cittadinanza non è prelevabile. Però peraltro come molti hanno fatto notare le offerte di lavoro spesso proposte dai datori di lavoro, con le esclusione del settore manifatturiero Per quanto concerne le posizioni aperte per operai specializzati che il settore non riesce mai a trovare, in tutti gli altri casi infatti è molto difficile riscontrare offerte di lavoro con una paga congrua alle ore effettivamente svolte.



Inoltre con la necessaria applicazione del salario minimo le recriminazioni da parte del mondo imprenditoriale dovranno necessariamente adeguarsi e, dunque, tutte queste problematiche andranno magicamente a svanire. È presumibile dunque che l’emendamento introdotto tenga conto anche delle direttive europee in merito al salario minimo garantito che da altri paesi è stato già recepito.

Reddito di cittadinanza: perché è possibile che venga revocato il reddito di cittadinanza

A questo punto i datori di lavoro privati dovranno presentare una proposta ai beneficiari del reddito di cittadinanza che abbiano firmato il patto per il lavoro. Questo dovranno presentarsi al colloquio e ascoltare la proposta ricevuta, in caso di rifiuto potrebbero far decadere il sostegno.

Infatti il datore di lavoro comunicherà al centro per l’impiego l’esito del colloquio. L’eventuale rifiuto della beneficiario del reddito di cittadinanza andrà quindi a sommarsi alle altre. Mentre in precedenza c’era la possibilità di rifiutare almeno tre volte l’offerta Conga, misura che poi è stata ridotta a due, con il nuovo emendamento alla seconda proposta o si accetta l’offerta, oppure si perde il reddito di cittadinanza.
L’offerta è considerata congrua se la posizione lavorativa è collocata in un raggio di 80 km dalla residenza e dal raggiungibile almeno in 100 minuti con i mezzi pubblici. Con il primo rifiuto il reddito di cittadinanza viene ridotto di 5 al mese e al secondo rifiuto viene definitivamente revocato.