Ah cara Sodoma e carissima Gomorra. Ahi Adma, Zoar e Zeboim serve del male: a voi ci rivolgiamo, a voi che fuste distrutte nonostante una contrattazione tra due personaggi di un certo livello quali Abramo e Dio! Andò a finire come doveva, ma solo perché l’Altissimo era proprio deciso a radervi al suolo e a uccidere i vostri abitanti.



Ecco nonostante vi fosse tra voi un giusto, nonostante non tutti fossero malvagi, la vostra sorte era segnata. Per fortuna però dal Dio iroso e vendicativo, siamo passati al Dio buono e misericordioso. A Colui che tutti possono invocare.

Così magari il Reddito di cittadinanza (perché di questo vogliamo oggi parlarvi), non sarà smantellato nonostante l’ira che su di esso è calata da parte di uno dei due che lo inventò, nostro signore (s- minuscola please) Matteo da Milano.



Essì, perché come per Sodoma e Gomorra non basterà una certa percentuale di malvagi per radere al suolo il bizzarro, e kolkoziano, provvedimento che doveva (Gigino dixit), abolire la povertà. Non basteranno i furbetti del Reddito (che fanno il paio con i furbetti del fisco, del cartellino, del non-cartellino, della ricevuta fiscale, dei posteggi per disabili, dei posteggi tout-court, dei permessi e dei non permessi, del vaccino e del green-pass, del tampone e del tamponato), per far sparire la norma più bizzarra, o almeno una tra le finaliste di questo gustoso concorso, partorita dalla feconda mente leguleia italica. Non basteranno i furti per circa un miliardo di euro perpetrati in così pochi mesi da “falsi poveri e veri truffatori” per mandare in soffitta la versione nostrana del posto di lavoro “fisso” di sovietica e marxista memoria.



E forse è giusto così: perché in fondo non è mica colpa dei poveri veri se la furbizia italica si accanisce anche sui fondi destinati a loro. Non si può far pagare a chi soffre il fatto che per una parte della nostra genialoide stirpe il termine sviluppo coincida con l’invenzione di sempre nuovi modi per fregare il prossimo.

La crisi ha fatto strage, molte famiglie sono esplose e la povertà ormai sfiora, anzi sommerge, anche chi un lavoro ce l’ha. Figurarsi chi l’ha perso.

Viva il Reddito allora?

Mannò: viva niente e abbasso niente. Il problema va visto per quel che è: senza Reddito avremmo molte centinaia di migliaia di persone in più a far la fila alla Caritas e ai Banchi Alimentari per il pane e per le vivande giornaliere. Ma senza il lavoro a lungo andare anche questo sostegno alla povertà mostrerà i suoi limiti strutturali. Scommettiamo che appena finita l’emergenza e appena dovremo tornare a tenere a bada i conti, una delle voci su cui si tornerà a riflettere per apportare correttivi (vulgo: per tagliare), sarà il Reddito? Non si può, non è giusto, distruggere qualcosa che è stato pensato male e realizzato peggio solo perché a scriverlo sono stati degli incompetenti o dei bizzarri utopisti ideologici. Va distrutto perché, e se, non serve al suo scopo: sicché chiariamoci. Il Reddito era un supporto alle famiglie in difficoltà? Se sì si abbia il coraggio di chiamarlo come si deve: misura di rinforzo economico destinata ai nuclei bisognosi. E poi lo si mantenga, lo si controlli, se ne valuti l’impatto e lo si adatti alle diverse urgenze.

Se invece il Reddito doveva essere un sostegno momentaneo nel percorso tra due lavori, allora lo si chiuda, lo si abroghi, lo si incenerisca: sia trattato come Sodoma e Gomorra, perché non solo non ha funzionato e ha fatto del male e ha consumato denaro che poteva, anzi doveva, essere destinato ai veri poveri; non solo ha sperperato ricchezze di tutti noi per assumere alcune decine di migliaia di giovani per lo più sprovveduti ma mandati al massacro in nome del “trovate un lavoro ai percettori del Reddito”; ma, soprattutto, perché non ha individuato un’occupazione che sia una, aggiuntiva a quei pochi posti di cui perfino i Centri pubblici per l’impiego vengono a conoscenza. In questo senso il Reddito è stato un fallimento enorme, qualcosa di cui parleranno, speriamo, tutti i libri di storia alla voce “Esempi di provvedimenti legislativi dannosi e pericolosi”.

Cosa fare allora? Lasciamo stare le battaglie politiche, i rimpalli di responsabilità tra partiti che pensano precipuamente alla campagna elettorale, le polemiche mistificanti sulle cifre finali. Lasciamo stare il teatrino delle dichiarazioni serali di supponenti esponenti di sedicenti partiti.

Anche in questo campo occorre agire con il buonsenso: non smantellare qualcosa purchessia solo per compiacere gli industriali che sono ingordi di benefici e i sindacati che insistono per mandare tutti in pensione, magari anche quelli che hanno 40 anni (di età, mica di versamenti).

Il Reddito è un disastro, una sciagura, un’invasione delle cavallette per quanto riguarda la ricerca del lavoro? Si abbia il coraggio di dire che la politica della ricerca del lavoro e dell’accompagnamento di un disoccupato da un impiego all’altro non solo non ha funzionato, ma così pensata non poteva funzionare. Strutturalmente non stava in piedi. E ciò al netto del disinteresse mostrato da troppi verso uno strumento già di suo barocco quant’altri mai.

Sono decenni invece che si invocano inutilmente politiche attive per il lavoro; un piano di sviluppo armonico e organico del sistema Paese; l’introduzione del sistema duale nelle scuole superiori, un’integrazione tra Formazione e sistema manifatturiero; percorsi razionali di accompagnamento tra due impieghi e una vera Formazione continua; si barattano quote di flessibilità con aumenti salariali degni del Botswana (con tutto il rispetto per quella gente e quel Paese).

Se invece di accapigliarsi per dimostrare che i 5Stelle non hanno saputo governare (cosa per la verità per la quale non servono né grandi pensieri, né particolari doti dialettiche: il loro fallimento è certificato dai voti ottenuti alle recenti elezioni), ci si concentrasse sulla produzione di lavoro e di percorsi lavorativi, presumibilmente il Reddito finirebbe per servire a ciò per cui lo si è pensato: dare soldi a chi non ha un’occupazione e aiutarlo a recuperarne una. Per la sua dignità, mica perché mi voti alle prossime elezioni: si voleva l’Europa e ci si è ritrovati con la versione contemporanea della distribuzione della scarpa di quel mitico sindaco partenopeo.

Non stupiamoci però: secondo italico costume, alla legge che lo ha istituito noi abbiamo chiesto ciò per cui essa non era stata costruita: in fondo non è stato così anche per la legge Basaglia che abbiamo sperato avrebbe abolito la follia? Non ci è stato forse spiegato, da parte di alcuni soggetti spacciatori di macroscopiche fandonie, che la legge 194 favoriva la natalità? Per non dire di quando, anche in queste settimane, si è pensato affidare alla legge il compito di migliorare l’essere umano.

Investiamo invece il denaro risparmiato sul fronte del Reddito di cittadinanza e tolto ai pochi o tanti furbetti, in corsi di formazione per adulti e disoccupati e in percorsi di reinserimento: vedremo che esso, il suddetto Reddito, magicamente ci rivelerà il suo (per ora ben custodito e nascosto) volto migliore.

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