Marina Elvia Calderone, ministra del lavoro e delle politiche sociali, è stata intervistata stamane dal programma Mattino Cinque News. Le prime parole sono state per il reddito di cittadinanza e sul suo futuro: “Partiamo da quello che è l’intervento fatto nella manovra di bilancio che ha diviso le platee dei soggetti che percepisco il Reddito di cittadinanza in questo momento”.



“Il sostegno ai nuclei famigliari in condizioni di fragilità verrà mantenuto così come lo conosciamo fino al 31 dicembre per poi evolvere in una nuova misura che sarà più efficace nell’azione di sostegno e l’accompagnamento delle fragilità. Sono nuclei famigliari con over 60, minori o soggetti con disabilità. Verranno coinvolti molti soggetti, come i comuni, i servizi socioassistenziali.. noi andremo avanti”.



MINISTRA CALDERONE: COME CAMBIA IL REDDITO DI CITTADINANZA

E per chi non rientra fra i fragili? “Sono previste 7 mensile di Reddito di cittadinanza nel 2023 – aggiunge la ministra Calderone – per poi riaccompagnare ad una dimensione lavorativa questi soggetti. Si parla di 334mila nuclei famigliari di cui il 70% single: l’anno scorso ci sono costati 38 miliardi di euro. Per loro ci sarà una misura di politica attiva e sarà dimensionato il contributo che verrà erogato. Si parlerà comunque di due strumenti diversi in quanto stiamo parlando di platee differenti”.



E ancora: “Negli ultimi anni abbiamo investito 25 miliardi nel reddito di cittadinanza e non è diminuita la povertà. Ci sono poi 600mila persone che non hanno mai ricevuto offerte di lavoro”. La ministra Calderone ha aggiunto: “Percettori di reddito rifiutano il lavoro? E’ un’evidenza mostrata anche dalla stampa e dai media. Queste misure non devono andare a quei soggetti che risolvono le proprie difficoltà in altro modo. Servono anche controlli e verifiche”. Sul decreto flussi, la ministra Calderone ha spiegato: “Nell’ultimo click day a fronte di 82mila permessi di soggiorno messi in campo abbiamo avuto 240mila richieste. Abbiamo difficoltà a far incontrare un’impresa con un lavoratore. Vogliamo cambiare la gestione dei flussi, vogliamo fare programmazione e diamo importanza alla formazione degli stranieri nel loro paese d’origine di modo da essere già pronti quando arrivano in Italia”. Chiusura dedicata agli stipendi: “La strada non è il salario minimo per legge, toglierebbe dinamicità alla nostra contrattazione e andrebbe a comprimere quelle situazioni in cui è possibile investire sulla contrattazione di prossimità e sviluppare una logica di salari più aderenti alle zone. La Pubblica Amministrazione può valorizzare questa differenza”.