Nella corposa, e importante, relazione del Comitato scientifico per la valutazione del Reddito di cittadinanza si afferma in maniera molto chiara che la misura nazionale di contrasto alla povertà, oltre a erogare una prestazione monetaria, deve essere centrata, allo stesso tempo, sull’attivazione di un percorso personalizzato di accompagnamento all’inclusione sociale da garantire in maniera uniforme sull’intero territorio nazionale.
Tale concezione, oltre a richiamare la natura “composita” della misura, componente monetaria e componente servizi, chiarisce, e ribadisce, la centralità di quest’ultima. Una scelta, questa, presente anche all’interno della nuova normativa in materia di servizi pubblici per l’impiego, almeno per quanto riguarda la dimensione lavoristica di questo tipo di misure.
Da questa constatazione è partito uno studio, pubblicato nei mesi scorsi, di Inapp che si proponeva di analizzare l’implementazione nel nostro Paese delle misure contro le povertà. È, infatti, in questo quadro, utile evidenziare che, con le dovute differenze, l’architettura del Rdc non si discosta eccessivamente da quanto previsto nell’ambito del precedente Rei di cui ha preso, sostanzialmente, il posto.
Si pensi, ad esempio, alle modalità che garantiscono, attraverso un servizio di facile accessibilità alle persone in condizione di povertà, una presa in carico “integrata” e un percorso partecipato di accompagnamento funzionale allo stato di salute, economico, familiare e lavorativo delle persone interessate.
Sebbene, infatti, con alcune differenze, le due misure (Rei e Rdc) siano, almeno secondo i ricercatori, di fatto, dei contenitori di prestazioni connesse l’una all’altra, emerge come la valutazione multidimensionale del bisogno e il progetto personalizzato, comunque chiamati, siano elementi (essenziali) della prestazione. Entrambe, poi, hanno, come caratteristica comune, la necessità, per una loro corretta realizzazione, di coinvolgere più soggetti e/o istituzioni, su alcune specifiche dimensioni di analisi all’interno di una complessa architettura istituzionale e un quadro complessivo che si contraddistingue per livelli di partenza diversi da parte dei territori coinvolti.
Sembra, in questi primi giorni di campagna elettorale, che la discussione sulla lotta contro la povertà si concentri su come smantellare quanto costruito dai Governi precedenti e non su come trovarne i punti di forza e, partendo da questi, definire una nuova misura che si proponga non tanto di “abolire la povertà”, ma, più pragmaticamente, di costruire percorsi possibili e sostenibili, anche dal punto di vista economico, utili a far ritornare nella società attiva le tante (troppe) persone che, ahimè, ogni giorno continuano a esserne espulse e messe ai margini.
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