La rivolta è scattata, il ricorso ufficiale pure e gli extracomunitari regolari in Italia lanciano forti critiche al Governo attuale e a quello precedente in merito alle richieste del Reddito di Cittadinanza: il sussidio di sostegno al lavoro per circa 53mila famiglie beneficiarie nei primi mesi è stato ora sospeso per effetto di un emendamento introdotto dalla Lega nella conversione in legge del “Decretone” e per la contemporanea mancanza di un decreto interministeriale che da 8 mesi latita nell’azione parlamentare. Lo spiega bene Alberto Guariso, membro dell’Associazione studi giuridici sull’immigrazione (Asgi), in una intervista al Fatto Quotidiano: «Con i nostri assistiti abbiamo fatto un ricorso urgente per mettere fine a questa discriminazione». In sostanza, durante la conversione in legge del Reddito di Cittadinanza è stato inserito – per volontà della Lega, con l’accordo del M5s – una nota in cui viene definito d’obbligo per tutti gli stranieri la presentazione di una certificazione reddito e patrimonio rilasciata dallo Stato di appartenenza, tradotta in italiana e – recita la legge – «legalizzata dall’autorità consolare». Le eccezioni esistono sì ma valgono solo per rifugiati politici e per tutti coloro che vengono da Paesi che non possono fornire documenti; ma è quei che intercorre la seconda mancanza, ovvero un decreto interministeriale con la lista ufficiale degli Stati esentati.



RDC, LA RIVOLTA DEGLI EXTRACOMUNITARI CONTRO IL GOVERNO

L’Asgi insieme ai vari assistiti extracomunitari ha già presentato ufficiale ricorso contro la discriminazione e promette ancora battaglia contro il Governo: «l’Inps non accetta alcuna documentazione, anche quando è in nostro possesso. Il punto è che senza questi soldi per noi è impossibile sopravvivere», racconta uno dei tanti che si è visto sospendere il Reddito di Cittadinanza, raggiunto dal Fatto Quotidiano. Lo stesso Fadil Dautaj – albanese che da più di trent’anni vive in Italia, sposato, con un permesso di soggiorno Ue ed nonno di un bimbo italiano – racconta ai colleghi del Fatto l’epopea di queste ultime settimane: «Ho ricevuto un sms in cui l’Inps mi avvisava che avrei dovuto aggiornare la documentazione entro 30 giorni», dopo aver presentato tutti i vari passaggi però è uscito sul portale online una risposta dell’Inps equivoca «In attesa del decreto ministeriale». Contattato il Ministero del Lavoro, pare che quel decreto possa arrivare nel giro di 10 giorni in attesa che venga registrato dalla Corte dei Conti: da ultimo torna all’attacco l’Asgi, «Non si capisce perché l’Inps abbia esteso indiscriminatamente a tutti i cittadini extracomunitari il congelamento delle domande. Anche a quelli che non c’entrano nulla con il decreto mancante. A nostro parere c’è stata una violazione della parità di trattamento fra cittadini italiani e non», conclude l’avvocato.

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