Due beneficiari su tre del reddito di cittadinanza non troveranno lavoro. È lo stesso Pasquale Tridico, presidente dell’Inps, ad ammetterlo, pur evidenziando il fatto che questo strumento abbia salvato persone dalla povertà durante la pandemia. Questa misura però avrebbe dovuto consentire a chi non ha un lavoro di trovarlo. Ma il 66% di chi riscuote l’assegno ogni mese al lavoro non ci pensa proprio. Se da un lato è un beneficio sacrosanto per chi versa in una condizione di difficoltà, dall’altro si rivela un bluff per quanto riguarda l’inserimento lavorativo, che è lo scopo per il quale il Movimento 5 Stelle lo ha fortemente voluto. I due terzi dei 3,7 milioni di beneficiari di questa misura, quindi 2,4 milioni di persone, non sono presenti negli archivi Inps degli estratti conto contributivi negli anni 2018 e 2019. Quindi, sono lontani dal mercato del lavoro e, secondo Tridico, «forse non immediatamente rioccupabili».
La parte restante, che invece è presente, ha in media un reddito pari al 12% delle retribuzioni annue medie dei lavoratori del settore privato in Italia. Solo il 20% ha lavorato per oltre 3 mesi nel corso del periodo precedente all’introduzione del reddito di cittadinanza.
“REDDITO DI CITTADINANZA FONDAMENTALE DURANTE PANDEMIA”
Il quadro che emerge nel corso della ventesima relazione annuale dell‘Inps è di una considerevole esclusione sociale. Eppure in casa Inps non manca l’ottimismo. Dopo questo anno e mezzo di pandemia, si è convinti che le opportunità di creare nuovi posti di lavoro per chi ha un reale interesse a lavorare non sia remota. «Oggi i segnali di ripresa sono incoraggianti, robusti, sta a noi trasformarli in elementi strutturali di crescita e di vero rilancio, in particolare attraverso politiche inclusive e sostenibili», ha dichiarato il presidente dell’Inps. Ma Tridico ha ribadito che il reddito di cittadinanza è stato uno strumento chiave nella fase più complessa della pandemia. Questo strumento, «fortunatamente introdotto prima della fase pandemica, e rafforzato nella sua copertura dall’introduzione temporanea del Reddito di Emergenza», l’indennità di disoccupazione (NASpI) e alla Cassa integrazione in deroga «hanno rappresentato una tutela contro il peggioramento delle condizioni di povertà e deprivazione nel periodo della crisi».