Per quanto riguarda il reddito di emergenza, misura molto attesa nel Decreto Aprile del Governo, ci sarà comunque la possibilità di inoltrare la domanda per ottenerlo entro luglio 2020. Questo nonostante la prima erogazione sia prevista per maggio per tutti coloro che ne faranno richiesta. Va ricordato che ci sono particolari categorie che non possono rientrare nei requisiti, come i detenuti o coloro che sono lungodegenti in case di cura a carico dello stato. Chi percepisce invece già il reddito di cittadinanza può inoltrare la domanda, ma la combinazione tra quest’ultimo e il reddito di emergenza non potrà superare gli 800 euro. La platea alla quale sarà destinato il reddito di emergenza sarà comunque principalmente quella delle famiglie, i single potranno comunque ottenere un contributo di 400 euro se rientreranno nei requisiti. (agg. di Fabio Belli)
REDDITO DI EMERGENZA, I REQUISITI
Sembra ormai certo che nel decreto Aprile del governo farà la sua comparsa il Reddito di Emergenza. Ma come sarà strutturata questa misura di sostegno economico? L’ultima bozza del decreto stabiliva che “il Rem è determinato in un ammontare pari a 400 euro mensili fino ad un massimo comunque non superiore a 800 euro mensili”. Nella bozza si leggeva inoltre che “il Rem è riconosciuto ai nuclei familiari in possesso cumulativamente, al momento della domanda e nelle mensilità in cui il beneficio viene erogato, salvo diversa specificazione, dei seguenti requisiti: a) residenza in Italia, verificata con riferimento al componente richiedente il beneficio; b) un valore del reddito familiare, nel mese precedente la richiesta del beneficio e in ciascuna mensilità che precede le erogazioni successive, inferiore ad una soglia pari all’ammontare del beneficio” previsto per il Rem (da 400 a 800 euro). Reddito di Emergenza e Reddito di Cittadinanza possono essere cumulati a patto che la somma goduta sia pari alla somma dei tetti previsti per il Rem. Tra i requisiti contenuti nella bozza quello di avere “un valore del patrimonio mobiliare familiare con riferimento all’anno 2019 inferiore a una soglia di euro 10.000, accresciuta di euro 5.000 per ogni componente successivo al primo e fino ad un massimo di euro 20.000” e “un valore dell’Indicatore della Situazione Economica Equivalente (Isee) inferiore ad euro 15.000”. (agg. di Dario D’Angelo)
REDDITO DI EMERGENZA NEL DECRETO APRILE
Nel prossimo decreto sull’emergenza coronavirus sarà presente il reddito di emergenza. A darne annuncio è stato il ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, ai microfoni di Repubblica: sarà un assegno temporaneo per due o tre mesi e sarà cumulabile con il reddito di cittadinanza. Il ministro ha spiegato che il Rem andrà a toccare una platea di circa un milione di famiglie, mentre la spesa complessiva sarà tra gli 1.2 e gli 1.8 miliardi di euro. Per quanto riguarda le cifre, invece, parliamo di 400 euro per un single e di 800 euro per una famiglia. La Catalfo ha poi evidenziato che l’assegno spetterà ai «lavoratori poveri, compresi gli autonomi» che, come dicevamo, potranno sommare il piccolo sostegno che ricevono fino alla soglia del Rem.
REDDITO DI EMERGENZA, CATALFO: “CUMULABILE CON REDDITO DI CITTADINANZA”
«Il reddito di emergenza è finalizzato a consentire una sopravvivenza decorosa alle famiglie che non riusciamo a raggiungere con gli altri strumenti», ha sottolineato il sottosegretario all’Economia, Maria Cecilia Guerra, che ha inoltre annunciato un intervento specifico su Enti locali, Comuni e Regioni che «hanno visto calare molto le entrate fiscali e devono dare risposte immediate ai cittadini».
Nell’intervista rilasciata a Repubblica, il ministro Nunzia Catalfo ha inoltre anticipato che nel prossimo decreto verranno allungate «la cassa integrazione per altre 9 settimane e lo stop ai licenziamenti per tre mesi: non c’è motivo per mandare via i lavoratori in cig». Infine, Governo al lavoro per trovare una soluzione per i braccianti: «Sarebbe utile proporre non solo a chi percepisce il Reddito di cittadinanza, ma anche a quanti ricevono la Cassa integrazione o la Naspi di offrire qualche ora di lavoro per l’agricoltura senza perdere il sussidio».