Primo bilancio per il reddito di libertà, il sussidio di 400 euro mensili riconosciuto per un anno alle donne vittime di violenza, in condizioni di vulnerabilità, seguite dai centri antiviolenza dai servizi sociali. Hanno beneficiato di questo sussidio, introdotto per supportare l’emancipazione delle donne che hanno subito maltrattamenti e sono in condizioni di povertà, o continua a beneficiarne quasi 3mila donne. Le domande presentate all’Inps dal 2020 sono state oltre 6mila, quelle accolte finora sono 2.772. La Regione che ha il numero più alto di beneficiare è la Lombardia (469), a seguire Campania (285), Lazio (280), Sicilia (239). Invece, nella Provincia autonoma di Trento non ci sono beneficiarie, probabilmente perché c’era già un sussidio simile, introdotto nel 2010 e noto come Assegno di autodeterminazione.
Per l’accesso a questo aiuto, la richiedente deve essersi rivolta a un centro antiviolenza (Cav), in quanto la domanda prevede una dichiarazione del responsabile legale del centro per attestare il percorso di emancipazione e autonomia intrapreso, a cui si aggiunge una dichiarazione dei servizi sociali del Comune di residenza che invece attesta lo stato di bisogno del richiedente. Secondo l’avvocato Antonella Faieta, vicepresidente del Telefono Rosa, il numero delle donne che beneficiano del reddito di libertà potrebbe non rappresentare la platea potenziale, perché «tante donne vittime di maltrattamenti non si rivolgono ai centri antiviolenza, pur avendo sporto denuncia».
DAL REDDITO DI LIBERTÀ AL “BONUS” PER I DATORI DI LAVORO
Il reddito di libertà apre poi le porte di un altro aiuto economico per le donne vittime di violenza, che però non è destinato direttamente a loro. Si tratta di un bonus portato in dote dalle titolari del sussidio ai datori di lavoro. Si tratta, infatti, dello sgravio contributivo totale a favore dei datori di lavoro privati per le assunzioni di donne disoccupate vittime di maltrattamenti.
In questo caso, l’aiuto è uno sgravio del 100% dei contributi previdenziali fino a 8mila euro all’anno, applicato su base mensile, ma la durata è differente in base al contratto offerto. Infatti, dura un anno per quelli a tempo determinato, 18 mesi per la stabilizzazione di uno a termine, due anni per le assunzioni a tempo indeterminato. Stando a quanto riportato dal Sole 24 Ore, le istruzioni per presentare le domande per fruire di questo esonero dovrebbero essere emanate dall’Inps «tra qualche settimana».