CAMBIA IL REDDITOMETRO: COME FUNZIONA ORA

Cambia il Redditometro, che era una delle armi nell’arsenale del governo per combattere l’evasione fiscale. Le novità emergono con la pubblicazione del decreto in Gazzetta Ufficiale, da cui si evince che è stato depotenziato. Non c’è stata l’abolizione auspicata insistentemente da Forza Italia, ma l’uso viene di fatto limitato ai casi di evasione più gravi.



L’accertamento dell’Agenzia delle Entrate scatterà solo se il maggior reddito “accertabile” tramite i dati sul tenore di vita del contribuente sarà superiore di almeno il 20% rispetto a quello dichiarato, come era sempre stato, ma si aggiunge un altro requisito per il Redditometro: deve essere anche superiore a 10 volte l’assegno sociale, quindi a 69.700 euro per quest’anno.



Di fatto, ciò vuol dire che con questo Redditometro i controlli scatteranno solo oltre i 69mila euro di redditi evasi. Come evidenziato dal Corriere della Sera, si tratta di una specie di “franchigia”, un paletto ulteriore alle manovre della riscossione.

FISCO, CRESCE IL GETTITO: +10 MILIARDI

Buone notizie arrivano dal gettito tributario del primo trimestre, che è cresciuto mostrando un aumento di 10,1 miliardi grazie alle tasse pagate dai 320mila nuovi occupati del 2024, ma pesano anche gli aumenti delle retribuzioni per i rinnovi di contratto e gli utili aziendali. Il Corriere segnala che questo conto non annovera ancora il gettito legato all’autoliquidazione Irpef e dell’Ires, che scadeva il primo luglio, per cui la somma definitiva sarà chiara a settembre, quando ci sarà anche il conto delle compensazioni dei crediti d’imposta sul Superbonus 110% che potrebbe abbassare il tesoretto.



I dati mostrano una crescita delle entrate che supera le ultime previsioni, non a caso il sottosegretario Federico Freni ha parlato di «numeri record», che spingono alcuni a presagire un tesoretto anche di 20 miliardi. Il governo intanto sta provando a blindare il gettito legato al concordato fiscale disponibile fino al 2025 per le partite Iva sottoposte agli ex studi di settore (ora Indici di affidabilità fiscale) e per quest’anno solo in via sperimentale agli autonomi in flat tax.

Prevista una tassa piatta tra 10 e 15%, non l’aliquota Irpef marginale, quindi lo sconto può ammontare a più del 70% del dovuto. L’auspicio del governo è di recuperare risorse così per portare avanti la riforma dell’Irpef.