Le dichiarazioni del ministro per la Semplificazione, Roberto Calderoli, sono utile a sondare gli umori leghisti e le ripercussioni che l’ennesima sconfitta potranno sortire sul governo. Il quorum è stato raggiunto su tutti e quattro  i quesiti  (2 sull’acqua, nucleare, legittimo impedimento) e, benché molti dei promotori (Di Pietro in testa) gli neghino valenza politica, sono molto di più quelli che chiedono a gran voce le dimissioni del governo. Dal quale, del resto, provenivano tutte le norme abrogate con il referendum. «Alle Amministrative abbiamo preso la prima sberla, ora con il referendum è arrivata la seconda e non vorrei che quella di prendere sberle diventasse un’abitudine», è stato il commento del colonnello leghista. «Per questo domenica andremo a Pontida per dire quello che Berlusconi dovrà portare in Aula il 22 giugno, visto che vorremmo evitare che, in quanto a sberle, si concretizzi il proverbio per cui non c’è il due senza il tre…», ha aggiunto senza precisare quali saranno le richieste al premier. Richieste che, con ogni probabilità, consisteranno nell’attuazione della riforma fiscale. Attualmente, il vertice del Carroccio, come del resto tutti i lunedì, è riunito in Via Bellerio. A tema, ovviamente, lo scenario post-referendario e il da farsi futuro.



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