Il referendum sul nucleare, si farà. Nonostante l’emendamento contenuto nel decreto Omnibus, che sospendeva tutte le norme relative all’introduzione di nuove centrali in Italia e alla produzione di energia elettrica derivante da tali strutture, la Corte costituzionale ha ritenuto ammissibile il nuovo quesito. Nuovo perché l’Ufficio centrale della Corte di Cassazione, in seguito all’escamotage del governo (era stato lo stesso Berlusconi ad ammettere che l’emendamento era funzionale al decadimento del referendum) lo avevano riformulato, rendendolo applicabile alla normativa vigente.



La Corte, quindi, respinge il ricorso presentato dall’Avvocatura della Stato su iniziativa della presidenza del Consiglio. Secondo i ricorrenti, non spettava all’Ufficio centrale della Cassazione, ma alla Corte Costituzionale valutare se, nonostante le modifiche legislative, persistessero le condizioni di sussistenza del quesito. La decisione era stata anticipata da Alfonso Quaranta, neo presidente della Corte, che aveva dichiarato che i giudici,  molto probabilmente, non avrebbero rigettato il quesito. 



«Dalla Consulta arriva l’ennesimo e definitivo stop alle pretese di un governo che con una mano lascia libertà di voto e con l’altra cerca con ogni mezzo di sabotare il referendum. Ora la parola passa ai cittadini», è il commento delle 80 associazioni che fanno parte del Comitato “Vota Sì per fermare il nucleare” «Dopo i dubbi strumentali avanzati dai nuclearisti sul nuovo quesito – hanno aggiunto – oggi si compie un altro decisivo passo verso il quorum: adesso pretendiamo che l’informazione pubblica e quella privata facciano sapere ai cittadini che domenica e lunedì, coi quesiti su acqua e nucleare, si decide della loro sicurezza e del loro futuro».

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