Intervenendo a Pozzuoli per la due giorni in Campania, Luigi Di Maio inizia a tirare la volata alla campagna elettorale per il Referendum 2020: «Il nostro slogan per il referendum è ‘Ora o mai Più’ perché votando per il Sì tagliamo 345 parlamentari. Altrimenti rimane tutto com’è». Secondo il Ministro degli Esteri, al momento l’Italia ha un numero elevato di parlamentari per un principio nobile; «Uscivamo dal fascismo ed i nostri padri costituenti mancando una solidità delle istituzioni a livello territoriale pensarono che la presenza di un alto numero di parlamentari rappresentasse meglio tutti i cittadini. Ma da allora ad oggi sono nate: le regioni, le province, i comuni, i consigli di quartiere, le città metropolitane e le comunità montane che arrivano al mare. Credo che abbiamo abbastanza rappresentanti e quindi possiamo tagliare qualche parlamentare». Davanti alle forti critiche da altri movimenti politici, il M5s reclama con il suo ex leader la paternità della legge in votazione il 20-21 settembre: «Ci hanno detto che siamo dei fessi a non fare la cosa che ci conviene – ha aggiunto Di Maio – e forse è anche vero, ma noi non ci riusciamo. Siamo molto scarsi nell’essere furbi, ma alla fine questo atteggiamento verrà ripagato perché nel futuro di questo Paese ci sarà un Parlamento con meno parlamentari e sono sicuro che lavorerà con più qualità. Oggi ognuno produce il suo emendamento, la sua marchetta, e si producono leggi che non si capisce neanche cosa dicono. Quelle leggi nascono così per la complessità del lavoro del Parlamento».



BERLUSCONI, ‘NI’ AL REFERENDUM

Dopo l’appello di Romano Prodi per il No al Referendum 2020 sul taglio dei parlamentari – in programma il prossimo 20-21 settembre assieme alle 6 Regionali, Suppletive e Comunali – scende in campo per il forte dibattito politico anche il suo principale rivale tra anni Novanta e Duemila, Silvio Berlusconi. Intervistato da La Nazione il leader di Forza Italia non lascia un giudizio netto sul Referendum che taglierà deputati e senatori dal numero complessivo di parlamentari, anche se fa intuire la sua contrarietà al “principio” che sottende la legge votata dal M5s e da tutte le forze politiche lo scorso autunno 2019. «Fatto così, come lo vogliono i grillini, il taglio dei parlamentari rischia di essere solo un atto di demagogico che limita la rappresentanza, riduce la libertà e la nostra democrazia», spiega Berlusconi che ammette di star riflettendo molto sulla votazione di settembre, «la riduzione dei parlamentari lo avevamo già realizzato noi con la riforma costituzionale del 2006, cancellata dalla sinistra con un referendum. Ma quello – dice l’ex premier – era un taglio che si inseriva in  una riforma organica della democrazia parlamentare».



REFERENDUM 2020, I PRIMI DATI SUI SONDAGGI

È un “Ni” quello di Berlusconi, un po’ per non rompere del tutto l’asse col Centrodestra sul Referendum (Meloni e Salvini sono convinti sul Sì) ma anche accorto nel comprendere la possibile conseguenza nefasta per il Movimento 5 Stelle laddove dovesse prevalere il No. Negli scorsi giorni del resto la stessa Forza Italia ha visto due pronunciamenti opposti tra le due capogruppo in Parlamento: Mariastella Gelmini decisa per il Sì, Anna Maria Bernini per il No, e così anche Berlusconi oggi ha fatto intuire che dentro il partito potrebbe esserci libertà di scelta (come fatto da Renzi in Italia Viva) in vista del voto del 20 settembre. Nel frattempo i primi sondaggi non sembrano “sorridere” ai promotori del Sì: secondo i sondaggi di Nando Pagnoncelli (Ipsos Italia) solo il 35% dei cittadini è a conoscenza del contenuto reale del referendum 2020. Un italiano su tre insomma conosce la materia, il che non significa che il No vincerà: si tratta di Referendum confermativo, quindi non ci sarà il quorum e con ogni probabilità sarà il Sì a trionfare. Resta però il dato politico: se in pochi si riversano nei seggi anche la vittoria del Sì potrebbe essere ridimensionata nella quantità di elettori presentii in scarsa presenza alle urne.

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