L’aborto non è più un reato nella Repubblica di San Marino. I risultati del referendum sono chiari: il 77,3% ha votato per il sì, solo il 22,7% per il no. Si scrive così un’altra pagina di storia in San Marino, dove gli articoli 153 e 154 del Codice penale, risalente al 1865, stabiliscono che chi procura un aborto o vi concorre rischia da sei mesi a tre anni di carcere. L’attenuante vale sono nel caso di gravidanza-extra coniugale. Secondo i dati ufficiali, è andato a votare il 41% degli iscritti, quindi l’affluenza è stata in leggero calo rispetto al referendum che ha introdotto il divieto di discriminazione in base all’orientamento sessuale.



Ma già un’ora dopo la chiusura dei seggi il castello di Fiorentino, il primo scrutinato del tutto, aveva oltre l’81% dei sì. Cosa succede ora a San Marino dopo il referendum? Il Congresso di Stato ha sei mesi di tempo per redigere un progetto di legge da sottoporre al Collegio Garante, che deve fissare i termini temporali per depositare il progetto di legge. (agg. di Silvana Palazzo)



REFERENDUM SAN MARINO SU DEPENALIZZAZIONE ABORTO

Il referendum sulla depenalizzazione dell’aborto a San Marino va in scena quest’oggi, domenica 26 settembre 2021, e può contribuire a riscrivere la storia della Repubblica del Tritone, dove, ad oggi, abortire è un reato punibile fino a tre anni di reclusione per la donna e a sei anni per il medico che compie questa pratica. Le urne si sono aperte alle 7 e resteranno fruibili sino alle 20. Ricordiamo che San Marino, con Malta, Vaticano e Andorra, è tra gli ultimi Stati a vietare del tutto l’aborto, anche se, sottolinea “Rai News”, di fatto non ci sono mai state condanne, perché le donne sammarinesi si recano in Italia per abortire, eludendo così la legge.



In particolare, i votanti sono chiamati a scegliere se rendere legale o meno l’aborto entro le dodici settimane di gravidanza e anche oltre questo periodo in caso di pericolo di vita per la donna o per gravi malformazioni del feto. “Siamo sotto grande pressione – ha asserito a ‘Il Fatto Quotidiano’ la presidente Uds, Karen Pruccoli. Il comitato del no ha dalla sua parte il maggiore partito del Paese, la Democrazia Cristiana, insieme alla Diocesi, il Vescovo, gli scout, Comunione e Liberazione, Carità senza Confini, Azione Cattolica, Provita&Famiglia, tutta la Chiesa e anche il Papa”.

SAN MARINO, GLI ABORTI IN EMILIA-ROMAGNA

Sino a questo momento, il codice penale di San Marino prevede “la reclusione da tre a sei anni per ogni donna che abortisce e per ogni persona che la aiuta e che procura l’aborto”. Una legge che ha indotto, secondo la presidente dell’Unione delle Donne Sammarinesi, le cittadine a recarsi “negli ospedali dell’Emilia-Romagna, dove per abortire spendevano come minimo 1.500 euro più le spese dell’albergo. Nel 2020 abbiamo deciso di muoverci verso il referendum, raccogliendo le 3mila firme necessarie per indirlo”.

E, ancora: “Siamo in costante dialogo con le donne di Malta, dell’Andorra e di Gibilterra. Rimaniamo vicine alle donne polacche, che si sono viste ridurre ulteriormente il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza. Abbiamo ricevuto grande riscontro da parte della cittadinanza, domani sarà un appuntamento con la storia dei diritti della donne, speriamo di farcela”.