NO REFERENDUM EUTANASIA: IL COMMENTO DI PRO VITA & FAMIGLIA

Nella serata del 15 febbraio la Corte Costituzionale ha reso noto di aver ritenuto inammissibile il referendum sull’eutanasia presentato dall’Associazione Luca Coscioni e dai Radicali: esulta l’associazione Pro Vita & Famiglia, da mesi impegnata a contrastare civilmente le istanze “pro-choice” del quesito referendario volto all’abrogazione parziale dell’articolo 579 del Codice Penale (riferito all’omicidio del consenziente).



«La Corte Costituzionale ha respinto con forza il “populismo bioetico” dei Radicali, che hanno tentato di portare l’eutanasia in Italia con un referendum sull’omicidio del consenziente che avrebbe permesso a chiunque di uccidere amici e parenti al loro minimo gesto di consenso. Siamo grati alla Corte per il coraggio con cui non si è fatta intimidire da pressioni politiche e mediatiche di ogni genere», spiega in una nota il presidente di Pro Vita, Antonio Brandi. Per il presidente del comitato “No all’Eutanasia Legale” Jacopo Toghe, la decisione della Corte Costituzionale ha di fatto «sventato una deriva mortifera»: secondo i pro-life la sentenza di oggi della Consulta non elimina ovviamente le «spinte eutanasiche che ora il Parlamento è chiamato a scongiurare. La Corte ha indicato un livello minimo di tutela della vita umana fragile inviolabile e noi riteniamo che il progetto sul suicidio assistito violi quel livello minimo, andando oltre quanto la stessa Consulta ha deciso nel caso “Cappato”».



“IL POPOLISMO BIOETICO DEL QUESITO-TRUFFA”

Come hanno del resto già richiamato il segretario del Pd Enrico Letta così come lo stesso Marco Cappato, il focus dell’attenzione si sposta ora sulla legge per il Fine Vita ancora in attesa delle prime votazioni in Parlamento: conclude Jacopo Coghe di Pro Vita & Famiglia, «dalla Camera ci aspettiamo una risposta importante che investa sulle cure palliative e aiuti i sofferenti a vivere con dignità, e non a farsi ammazzare». Durante le audizioni nella mattina di martedì presso la Corte Costituzionale, sono stati sentiti gli avvocati di Pro Vita (così come i promotori del referendum appartenenti all’Associazione Coscioni) che hanno spiegato nel dettaglio perché secondo loro il quesito referendario presentato non fosse ammissibile sotto il profilo costituzionale e giuridico prima ancora che morale: «la vittoria del Sì sconvolgerebbe l’intero ordinamento italiano a tutela del bene vita, e in particolare delle vite più fragili esposte a ogni sorta di condizionamento. Speriamo che la Corte voglia confermare la sua stessa risalente e consolidata giurisprudenza sull’ammissibilità dei referendum, senza cedere a pressioni mediatiche», è stato il commento di Brandi subito dopo l’audizione al Palazzo della Consulta. Pro Vita & Famiglia arriva a definire “quesito-truffa” il referendum presentato sull’eutanasia in quanto consentirebbe a chiunque «di farsi uccidere per qualsiasi motivo e con qualsiasi mezzo, anche per una delusione amorosa, una difficoltà economica o per mera ‘stanchezza’ di vivere. Ammettere il quesito significherebbe rendere l’ordinamento italiano indifferente alle difficoltà esistenziali dei cittadini, ben al di là dell’eutanasia e contro quanto sancito dall’articolo 3 della Costituzione, che impegna la Repubblica a rimuovere gli impedimenti allo sviluppo umano della persona», conclude Tommaso Politi, legale della Onlus.