Se ad oggi si applicassero le percentuali dell’Olanda all’Italia, con il passaggio del referendum sull’eutanasia (prossima discussione della proposta di legge dei Radicali) ci sarebbero circa 30mila morti in più l’anno con il suicidio assistito.

Il conteggio choc è stato fatto sull’Avvenire da Assuntina Morresi, membro del Comitato Nazionale per la Bioetica, per far comprendere le dimensioni del fenomeno potenziale: «In una società che non fa più figli la perdita progressiva dell’autonomia, inevitabile con il passare degli anni, sarà sempre più spesso accompagnata dalla solitudine, e di conseguenza da una istituzionalizzazione sempre più diffusa degli anziani, impossibilitati a vivere da soli. Una condizione drammaticamente triste, per la quale la morte può facilmente apparire una liberazione, l’unica via d’uscita», spiega l’esperta intervistata da “La Verità”. Proprio sul quotidiano diretto da Maurizio Belpietro viene ospitata in prima pagina un’inchiesta sui numeri dell’eutanasia nei Paesi dove è stata già adottata la legge sulla libertà di scelta per la “dolce morte”. In Olanda dai 1882 casi del 2002 si è saliti fino a 6.938 nel 2020, il +270% netto; in Canada dal 2016 l’aumento è stato del 665% mentre in Belgio in 15 anni addirittura del 1000%.



CON LA LEGGE, RISCHIO 80 MORTI AL GIORNO PER L’EUTANASIA

Da qui nascono i conteggi fatti da Morresi e altri studiosi nel campo della bioetica: si rischiano 30mila morti all’anno, ovvero 80 al giorno. «Medicalizzare la morte», racconta ancora il membro del Comitato di Bioetica a “La Verità”, «significa sterilizzarla, togliere lo “sporco” della sofferenza e soprattutto dell’incertezza che da sempre avvolge l’ultimo tratto della vita di ogni essere umano, eliminare il mistero della fine di ciascuno di noi». Morresi osserva in effetti come l’esperienza della morte spaventa a inquieta, è qualcosa di non conosciuto e incontrollabile: «Con l’eutanasia, invece, sappiamo tutto e quindi possiamo controllare tutto o per lo meno ci illudiamo di poterlo fare». E così il monito dalla bioeticista arriva diretto ai parlamentari che si appresteranno nei prossimi mesi a discutere del progetto di referendum sull’eutanasia: «la morte come insofferenza insostenibile è dovuta da una parte alle ideologie incentrate sulla autodeterminazione come condizione necessaria per la propria realizzazione personale, e dall’altra alla scristianizzazione progressiva che toglie inevitabilmente ogni speranza».



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