QUALI PARTITI VOTANO SÌ AI REFERENDUM SULLA GIUSTIZIA

Se il dibattito pubblico è solo negli ultimi giorni che è entrato nel vivo sui Referendum popolari abrogati in materia di Giustizia, attesi alle urne il prossimo 12 giugno 2022 (Election Day con le Amministrative di 970 Comuni in Italia), da tempo le posizioni dei partiti in merito al voto da disporre sono quasi dovunque “cristallizzate”, con una sole eccezione (il Pd).



I 5 quesiti referendari – che ricordiamo essere la riforma del Csm, l’equa valutazione dei magistrati, la separazione delle carriere tra giudici e pm, i limiti agli abusi della custodia cautelare e l’abolizione della legge Severino – hanno posto fin dalla loro creazione forti distanze non solo tra coalizioni opposte ma anche all’interno della singola area politica, in alcuni casi anche all’interno del singolo partito. Lega e Radicali hanno preparato e lanciato gli iniziali 8 quesiti su Referendum, poi 3 sono stati bocciati dalla Consulta e così i 5 rimanenti saranno sulle rispettive schede elettorali domenica prossima 12 giugno. Convintamente a sostegno del Sì a tutti e 5 i Referendum – ricordiamo che essendo referendum abrogativi, il Sì cancella la norma posta in oggetto, il No mantiene invece lo “status quo” – troviamo il partito Radicale, la Lega, Forza Italia e Italia Viva di Renzi. Nelle ultime settimane, ha sciolto le riserve per il Sì a tutti e 5 i quesiti anche Carlo Calenda di “Azione



REFERENDUM GIUSTIZIA 12 GIUGNO: CHI VOTA NO (E CHI LASCIA LIBERTÀ)

Più complesso lo scenario dei partiti che non sono pienamente a sostegno del Referendum Giustizia, o lo sono solo in parte o non lo sono per niente: ad oggi, l’unico partito pienamente contrario ai 5 quesiti sulla giustizia è il Movimento 5Stelle di Giuseppe Conte.

«Offrono una visione parziale e sicuramente sono inidonei a migliorare il servizio», sono le parole molto dure riservate dall’ex Premier nei confronti di questi 5 Referendum. Contrari ai referendum anche Sinistra Italiana e parte di Articolo1-Mdp, in quanto critici sul fatto che siano stati esclusi dalla Consulta i quesiti su eutanasia e droghe leggere. Fratelli d’Italia con Giorgia Meloni si è schierata invece per il Sì solo su 3 quesiti: a differenza della restante parte del Centrodestra, l’area meloniana non ha partecipato alla raccolta firme per i Referendum e si è espressa contraria ai quesiti sui limiti alla custodia cautelare e quello sull’abolizione della Legge Severino. Infine, il Partito Democratico lascerà libertà di voto ai propri aderenti: una piccola frangia interna al Pd voterà continuamente Sì per i quesiti su custodia cautelare, separazione delle carriere, abolizione della legge Severino: si tratta dell’area liberal-riformista (Enrico Morando, Stefano Ceccanti, Andrea Marcucci), Base Riformista ma anche sinistra di Massimiliano Smeriglio e Goffredo Bettini. Il Segretario del Enrico Letta si è invece schierato contro tutti e 5 i quesiti referendari: durante la Direzione del Pd ha spiegato come «Penso sia uno strumento sbagliato, si sta facendo la riforma in Parlamento, è lì che bisogna fare le riforme e un referendum renderebbe impossibile qualsiasi percorso parlamentare. Riforme così complesse devono essere fatte in Parlamento».



 

Referendum giustizia 12 giugno, le puntate precedenti: Colori schede e 5 quesitiCosa succede se vince il Sì