“Che se ne parli bene, che se ne parli male, basta che se ne parli”. A questo vecchio detto pare essersi ispirata Luciana Littizzetto, ben consapevole che il suo monologo riguardo ai referendum sulla giustizia, tenuto a Che tempo che fa, avrebbe scatenato un putiferio intorno a un programma oltremodo bollito, condotto da un Fazio che oramai ha le sembianze del Grande Puffo, con personaggi fissi impresentabili come Burioni e la stessa Littizzetto. Uno per le diverse e contraddittorie castronerie sparate su virus e vaccinazione, l’altra per le volgarità sempre più gratuite del tutto indegne di un qualsiasi servizio pubblico.



Parlamentari e giornalisti si sono ovviamente indignati e scatenati. Mentre il vostro vecchio Yoda, che non tiene né famiglia, né interessi di sorta nel vostro bel Paese, ritiene che nel merito questa volta la Littizzetto abbia avuto ragione. Perché in sostanza ha detto che, per come sono stati scritti i quesiti (in forma del tutto incomprensibile a una persona anche di una certa cultura), sarebbe stato meglio non buttare via il tempo per votare e andare invece al mare. Ma poi ha invitato comunque a turarsi il naso.



Ed è qui che Fazio ha mancato gravemente. Perché dopo questa intemerata, avrebbe dovuto far seguire, magari a opera della stessa Littizzetto, una rilettura dei quesiti in versione semplificata, a prova di stupido, come si usa dire: sarebbe stata davvero un grande momento di servizio pubblico. Invece no: ha preferito lanciare il sasso ritirando la mano, come ha scritto il Corriere della Sera.

Del resto, che volete, se uno non ci arriva… non ci arriva.

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