AFFLUENZA REFERENDUM QUESITO 1: IL DATO DEFINITIVO

I dati definitivi relativi all’affluenza per il quesito 1 dei referendum sulla giustizia (scheda rossa relativa alla Legge Severino, parlano di un 20,95% degli elettori che si è recato alle urne. Per quel che riguarda il voto degli italiani all’estero, non c’è ancora una percentuale che si può considerare rappresentativa dell’affluenza effettiva, anche se la partecipazione sembra essere stata ancora più bassa che all’interno dei confini nazionali. Nonostante la relativa semplicità dello scrutinio, al momento non c’è ancora un risultato definitivo, mancando poco più di un centinaio di sezioni su 61.569 complessive. Il Sì appare comunque in netto vantaggio sul No: 54% contro 46%. Come noto, tuttavia, non essendo stato raggiunto il quorum la consultazione referendaria non può considerarsi valida ed è quindi come se a imporsi sia stato il fronte del No. (aggiornamento di Lorenzo Torrisi)



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AFFLUENZA REFERENDUM QUESITO 1 ALLE ORE 23, EXIT POLL

Si sono appena chiuse le urne, sia dei cinque referendum sulla giustizia, sia delle elezioni amministrative. Il quesito n. 1, scheda rossa, relativo all’abrogazione del decreto Severino, si ferma ad un’affluenza stimata tra il 19 e il 23%, restando molto lontano dal quorum di validità, pari al 50% più uno degli aventi diritto. Alle ore 19 l’affluenza nazionale ai referendum era del 14,8% degli aventi diritto, un dato coerente con quello ipotizzato alla chiusura delle urne.  Secondo gli exit poll effettuati da Opinio per la Rai, i sì all’abolizione della Severino si collocano tra il 52 e il 56%, mentre i no tra il 44 e il 48%. Se tutti i referendum sulla giustizia, o alcuni dei quesiti sottoposti agli elettori, si attestassero sotto il 23%, il risultato sarebbe inferiore al referendum con minore affluenza, fino ad oggi, della storia repubblicana, quello del 2009 sulla legge elettorale. I 5 quesiti del 12 giugno segnerebbero dunque un nuovo triste primato nella scarsa partecipazione. 



AFFLUENZA REFERENDUM QUESITO 1 ALLE ORE 12

Si conferma molto bassa l’affluenza ai Referendum sulla Giustizia di oggi 12 giugno 2022: alle ore 12, per il Quesito n.1 sul Decreto Severino hanno votato il 6,73% degli aventi diritto al voto: differenza piuttosto netta rispetto all’affluenza delle Elezioni Comunali dove invece a mezzogiorno hanno votato il 17,8% degli italiani aventi diritto.

Secondo quanto riportato dagli studi YouTrend, se si confermasse anche alle ore 23 l’attuale tendenza della affluenza tanto sul Referendum n.1 quanto negli altri quattro quesiti, si profilerebbe un’affluenza finale inferiore al 30%, dunque ben distante dal quorum necessario per rendere valido il voto sui Referendum Giustizia 2022. Per il momento non vi scorgono differenze di percentuali tra le schede dei cinque quesiti: nei 4 Comuni capoluoghi di regione al voto per le Amministrative, il dato sull’affluenza al Referendum è ovviamente più alto rispetto alla media nazionale. A Genova sale al 13,47% degli aventi diritto, a L’Aquila addirittura al 18,31%, a Catanzaro al 16,68% e a Palermo invece è molto basso al 10,5% (ma vi sono stati diversi problemi in almeno 100 seggi cittadini con ritardi nell’assegnazione dei presidenti dopo svariati “disertori” dell’ultima ora). Quesito 1, cosa succede se vince il SÌ – DIRETTA Referendum Giustizia – 5 quesiti Referendum: quali sono – Come si vota – LIVE Elezioni 2022: dati Comunali in tempo reale



QUESITO 1, REFERENDUM GIUSTIZIA: I PRIMI DATI SULL’AFFLUENZA

Il quesito numero 1 del referendum Giustizia, contrassegnato dalla scheda rossa, come vi abbiamo spiegato è riferito all’abrogazione del testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilità e di divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi. Cosa significa, nel dettaglio? Di fatto, si domanda agli elettori se intendano cancellare le disposizioni introdotte nel 2012, con la legge promossa dall’allora ministro della Giustizia Paola Severino, che includono l’incandidabilità, l’ineleggibilità e la decadenza automatica per quanti sono stati condannati in via definitiva per alcuni tipi di reato, dalla mafia al terrorismo a quelli contro la pubblica amministrazione (norma che si applica a qualsiasi competizione elettorale).

Con il “sì”, invece, verrebbe meno l’automatismo e dovrebbe essere il giudice, caso per caso, a scegliere se, in caso di condanna, sia necessario infliggere al colpevole anche la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici. Chi vota “no”, invece, ritiene che non vada abrogato quanto previsto dalla legge Severino e che rimanga tutto invariato. Alle ore 12, l’affluenza alle urne per questo specifico quesito era del 5,05%, percentuale ben lontana dal quorum previsto. (aggiornamento di Alessandro Nidi)

REFERENDUM GIUSTIZIA, TESTO QUESITO 1: LA SCHEDA ROSSA

Il Quesito n. 1 dei 5 Referendum Giustizia popolari abrogativi ammessi dalla Corte Costituzionale per l’Election Day del 12 giugno 2022 riguarda un tema cardine del rapporto tra giustizia e politica: l’abolizione del Decreto Severino, ovvero di quella legge che esclude dalla candidabilità i politici condannati, è al centro del quesito preparato da Lega e Radicali.

Ecco il testo integrale che si troverà sulla scheda rossa ai seggi per i Referendum giustizia: «Volete voi che sia abrogato il Decreto Legislativo 31 dicembre 2012, n. 235 (Testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilità e di divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi, a norma dell’articolo 1, comma 63, della legge 6 novembre 2012, n. 190)?». Il testo riguarda dunque l’abrogazione del Decreto Severino e in particolare l’automatismo fissato fino ad oggi dall’ordinamento: dovesse vincere il Sì, si restituisce ai giudici la facoltà di decidere di volta in volta, se, in caso di condanna, occorra applicare o meno anche l’interdizione dai pubblici uffici.

DECRETO SEVERINO: COS’È, COSA PREVEDE E PERCHÈ SI VUOLE ABROGARLO

Il 6 dicembre 2012 il CdM dell’allora Governo Monti emanò una legge in materia di giustizia nota poi come Decreto Severino, dal nome dell’allora Ministra della Giustizia Paola Severino: il decreto legislativo, oggi all’esame dei Referendum abrogativi nel quesito n.1, prevede incandidabilità, ineleggibilità e decadenza automatica per i parlamentari, per i rappresentanti di governo, per i consiglieri regionali, per i sindaci e per gli amministratori locali in caso di condanna.

Il Decreto Severino ha valore retroattivo e prevede, anche una volta avvenuta una nomina elettiva in modo regolare, la sospensione della carica qualora la condanna avvenisse dopo la nomina del politico. Se per ruoli istituzionali nazionali occorre una condanna definitiva per far scattare la clausola di incandidabilità, per chi concorre per enti territoriali (sindaci, consiglieri comunali, consiglieri regionali) basta anche una condanna in primo grado non definitiva per attuare la sospensione dalla durata di periodo massimo 18 mesi. I sostenitori del Sì al Quesito n.1 spiegano che nella maggioranza dei casi in cui il Decreto Severino è stato applicato in questi 10 anni i politici coinvolti sono poi risultati definitivamente innocenti, «La legge Severino ha esposto amministratori della cosa pubblica a indebite intrusioni nella vita politica» si legge nel manifesto dei fautori dei Referendum Giustizia.

ABOLIZIONE DECRETO SEVERINO: PERCHÈ SÌ/PERCHÈ NO AL REFERENDUM GIUSTIZIA N.1

Come e perché votare SìBarrando la casella SÌ sulla scheda rossa

si conferma la volontà di abrogare il Decreto Severino, eliminando l’automatismo di incandidabilità e incompatibilità per i politici condannati. Chi sostiene il Sì ritiene che la legge abbia penalizzato amministratori locali sospesi senza una condanna definitiva, esponendoli tra l’altro a processi mediatici e “pubbliche condanne” anche qualora poi si siano rivelati innocenti. «Sostengo da sempre l’abrogazione di questa legge, che è nata male, in quanto è stata applicata subito nei confronti di Berlusconi in modo retroattivo. E da lì si è vista l’anomalia di questa legge, perché aveva colpito una persona per un fatto commesso prima dell’entrata in vigore della legge stessa. Confligge con la Costituzione che stabilisce la presunzione di innocenza, dato che è applicabile anche alle sentenze che non sono passate in giudicato», sostiene il magistrato in pensione Carlo Nordio.

Come e perché votare No
Barrando la casella NO sulla scheda rossa del Referendum n.1 si conferma il Decreto Severino, volendo rendere incandidabili e incompatibili tutti i politici condannati da un Tribunale. Chi sostiene il NO sottolinea il pericolo nell’abolire il Decreto Severino: se questa legge verrà abolita, i politici condannati per mafia, corruzione, concussione o peculato potranno tornare a candidarsi e a ricoprire cariche pubbliche. «Con la cancellazione del decreto legislativo Severino, sarebbe intanto “offeso” il principio contenuto nell’art. 54 della Costituzione secondo cui i cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di esercitarle con disciplina ed onore. Vorrei chiedere ai proponenti il referendum perché mai, anziché battersi perché i partiti non candidino pregiudicati definitivamente condannati a cariche elettive parlamentari e territoriali, comunque prevedendone nei codici etici la decadenza, chiedono ai cittadini – che hanno interesse al corretto funzionamento delle Istituzioni – di votare perché tutto ciò sia reso possibile», è la posizione del magistrato Armando Spataro, su “La Repubblica”.

QUESITO REFERENDUM N. 1, COSA SUCCEDE SE VINCE IL SÌ

Se dovesse vincere il Sì al Referendum n.1

– ovvero se dovesse essere raggiunto il quorum del 50% più uno dei voti degli aventi diritto di voto – l’incandidabilità, l’incompatibilità e la sospensione dei politici condannati non saranno più automatiche per via del Decreto Severino ma verranno decise da un giudice caso per caso.