REFERENDUM GIUSTIZIA, QUESITO N. 3: ELEZIONE TOGATI CSM
Oggi, domenica 12 giugno 2022, è il giorno del referendum sulla giustizia: italiani chiamati alle urne per esprimersi sui cinque quesiti promossi da Lega e Radicali. Il quesito n.5, in scheda verde, è quello legato all’elezione dei togati del Csm. Questa la formulazione che troverete sulla scheda: “Abrogazione di norme in materia di elezioni dei componenti togati del Consiglio superiore della magistratura”.
Questo il testo completo del quesito n. 5 del referendum sulla giustizia: “Abrogazione di norme in materia di elezioni dei componenti togati del Consiglio superiore della magistratura. Volete voi che sia abrogata la legge 24 marzo 1958, n. 195 (Norme sulla costituzione e sul funzionamento del Consiglio superiore della magistratura), nel testo risultante dalle modificazioni e integrazioni ad esso successivamente apportate, limitatamente alla seguente parte: art. 25, comma 3, limitatamente alle parole “unitamente ad una lista di magistrati presentatori non inferiore a venticinque e non superiore a cinquanta. I magistrati presentatori non possono presentare più di una candidatura in ciascuno dei collegi di cui al comma 2 dell’art. 23, né possono candidarsi a loro volta”?””.
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REFERENDUM GIUSTIZIA, QUESITO N. 3: SÌ O NO, COSA SUCCEDE
In poche parole, oggi un magistrato che vuole candidarsi al Consiglio superiore della magistratura deve raccogliere almeno 25 firme. I promotori del referendum sulla giustizia si sono posti l’obiettivo di eliminare questa soglia, così da favorire la candidatura di chiunque senza necessità di appoggi. Lo scopo ultimo è l’eliminazione del peso delle “correnti”. Nel caso in cui al Quesito n.5 del referendum sulla giustizia vincesse il Sì, dunque, verrebbe elimininato l’obbligo per il magistrato di procurarsi delle firme per candidarsi. In caso di vittoria del no, tale obbligo verrebbe mantenuto. Ricordiamo che affinchè sussista la validità del referendum abrogativo è necessario che si rechino alle urne il 50% + 1 degli aventi diritto al voto: in caso contrario, la situazione rimarrebbe invariata e resterebbe valido l’obbligo di raccolta firme.